Siamo su due pianeti diversi con «la Repubblica» e non ci interessa entrare nel merito delle interpretazioni di Gianni Riotta che ha firmato un articolo uscito ieri con il titolo “La sinistra e le proteste: aprire gli occhi su Cuba”.

Vogliamo soffermarci però su una lacuna macroscopica, su una affermazione sbagliata e soprattutto su una menzogna per la quale Riotta ci chiama direttamente quanto erroneamente in causa.

Così, passi pure che nell’articolo l’autore dimentichi il viaggio del 2016 a Cuba di Obama, che riconosceva il fallimento della strategia dell’embargo, apriva ad una nuova era di rapporti e anche ad nuovo processo di cambiamenti nell’isola; passi, ma fino ad un certo punto, l’uso strumentale di K. S. Karol che non ruppe mai con Cuba – come avrebbe fatto un qualsiasi anticomunista – ma criticò, con Rossana Rossanda, duramente la scelta filosovietica della leadership cubana, così tracciando le modalità del nostro atteggiamento, di sostegno ma anche di critica aspra, verso l’esperienza cubana.

Passi il plauso dell’editorialista a Biden che pure mantiene l’embargo – in piena stagione Covid – come ha fatto Trump che lo ha perfino aggravato…Ma quello che è davvero inaccettabile è l’affermazione che riportiamo testualmente: «Il quotidiano il manifesto…si affida ora a fonti filocastriste di dubbie testate russe…».

Ohibò. Calunnia, fake news, bugia, come vogliamo definirla? Giacché i nostri articoli su Cuba sono di prima mano, li scrive da L’Avana, il nostro prezioso Roberto Livi.

Insomma, se sbagliamo – ma non sbagliamo, perché quei contributi non sono mai superficiali o trionfalistici – lo facciamo con fonti dirette. Sperando che altri non usino fonti anticastriste di dubbie testate occidentali.