Primo film francese in gara, dopo l’apertura ma fuori concorso con l’Ismael di Desplechin, 120 Battements par minute è firmato da Robin Campillo, vincitore con Eastern Boys degli Orizzonti veneziani nel 2013. Di quel film si ritrova la stessa energia nel modo di filmare i personaggi, i corpi degli attori, i loro gesti, sguardi, interrogativi, l’occupazione dello spazio. La fisicità degli abbracci, del ritmo in discoteca, del sesso carnale contro i fuoricampo oggi dominanti. La storia è di quelle rischiose, si parla di Aids e di attivismo, in Francia ai primi anni Novanta quando prevenzione e cura sembrano non preoccupare troppo le istituzioni, la politica (governo Mitterand), le multinazionali farmaceutiche, e gli unici a battersi perché si prendano delle decisioni sono gli attivisti di Act Up.

Un gruppo determinato e coeso, anche nelle violente divisioni sui metodi di lotta e sul modo do condurre le azioni, chi mira a una dimostrazione eclatante, chi invece come uno dei leader, cerca di parlare con le parti avverse e di costruire un’opposizione più mirata. Ma mentre si aspetta che l’industria farmaceutica lanci i nuovi rimedi per sostituire il poco efficace Azt loro si consumano come Sean, giovane e irruento e molto sexy che grida al mondo la sua rabbia e nella lotta ci mette tutto sé stesso.

Non è però un film di gender questo, nel senso che Campillo (anche cosceneggiatore nel nuovo fim di Laurent Cantet al Certain Regard) rimane sempre dentro al gruppo dei militanti nel quale ci sono gay, lesbiche ma anche chi si è ammalato con trasfusioni poco accurate. Ed è attraverso il rapporto con la malattia (come metafora) che emergono il conflitto, l’omofobia, i pregiudizi sociali mai sopiti e molto accesi anche oggi.Fuori la battaglia, il Gay Pride, la «guerrilla» contro la multinazionale di stato, la controinformazione nelle scuole – la faccia della ragazzina supponente che tanto lei non si ammala mica è gay – i momenti di intimità tra Sean (Nahuel Perez Biscayart) e il suo compagno Nathan (Arnaud Valois) conosciuto nel gruppo. Dentro il confronto, le litigate, le strategie – nel cast anche Adèle Haenel già protagonista per i Dardenne. Cosa fanno, chi sono, quale è la vita privata di ciascuno oltre quella stanza e l’impegno non lo sappiamo ma non importa.

Campillo ha raccontato di essere partito dal suo vissuto, l’esperienza da attivista in quegli stessi anni con Act Up, e la continuità tra vita e politica è la scommessa di questo racconto. Una buona notizia: il film è stato acquistato per l’Italia da Teodora.