Campagna stanca a Parigi, per il secondo turno delle municipali. Il risultato è praticamente scontato: la sindaca uscente, la socialista Anne Hidalgo, sarà riconfermata, le liste dell’alleanza Paris en commun con i Verdi avranno la maggioranza (anche se meno forte che nel 2014 in termini di voti, ma potrebbero strappare due arrondissements alla destra, il 5° e il 9°). La città resterà divisa tra un est a sinistra e un ovest alla destra dei Républicains (Lr), la cui candidata, la sfidante Rachida Dati, ex ministra di Sarkozy, è stata rieletta al primo turno nel 7° arrondissement.

Sulla carta, Parigi avrebbe dovuto essere la conquista simbolica de La République en Marche (Lrem), dopo aver dato una grossa vittoria a Emmanuel Macron alle presidenziali e alle europee. Ma il partito del presidente ha fatto naufragio: il primo candidato, l’ex ministro Benjamin Griveaux, già partito male, si è autocondannato con lo scandalo delle sex-pic, poi sostituito da Agnès Buzyn, un’altra candidatura sbagliata, frenata fin dall’inizio dalla polemica sull’abbandono della carica di ministra della Sanità in piena pandemia Covid.

Nel frattempo, Lrem si è spaccata, è nata la dissidenza del matematico Cédric Villani, che si è conclusa con un pugno di voti, sufficienti però per sbarrare la strada del secondo turno a Buzyn. Una confusione tale, che a Parigi non si sa neppure più con chi Lrem è alleata (aveva arruolato due sindache ex Lr, 5° e 9° arrondissement, ma non si sa se poi sosterranno Buzyn o Dati al voto dell’elezione del sindaco della capitale, che a Parigi è indiretto). Anne Hidalgo, socialista che però nasconde il simbolo del partito dietro la sigla Paris en commun, per il secondo turno si presenta assieme a Europa Ecologia, ma i Verdi a Parigi hanno avuto un risultato mediocre al primo turno, solo l’11,6%.

La crisi del Covid ha snaturato la campagna, prima con la sospensione nelle settimane del lockdown, poi con varie polemiche, tra Anne Hidalgo e lo stato, che, per esempio, si sono scaricati a vicenda le responsabilità sulla riapertura delle scuole, con accuse reciproche di dare indicazioni contraddittorie e di non fare abbastanza per applicare le regole decise dal governo.

Il Covid è stato al centro della campagna di Hidalgo per quanto riguarda la svolta “verde”, ormai rivendicata da tutte le liste: la bicicletta è stata la regina di queste settimane. Piste ciclabili moltiplicate, chiusura di strade alle auto private (tra cui la rue de Rivoli), grandi discussioni sul futuro della mobilità ecologica. Altri temi, come la casa o l’accoglienza dei migranti, sono passati in secondo piano.

La stanchezza della campagna parigina dipende anche dal fatto che i problemi di Parigi non possono più essere discussi limitatamente all’area del comune, che è relativamente piccolo: 105,4 km2, 2,1 milioni di abitanti, con una tra le densità più elevante al mondo (20.755 abitanti per Km2). Sul modello di Greater London (8,6 milioni di abitanti), anche la capitale francese dal 2016 è unita in un insieme intercomunale con 131 comuni, su un’area di 814 km2 (la superficie di Parigi moltiplicata per 8), 7 milioni di abitanti: il Grand Paris, governato da 209 consiglieri, designati tra i consiglieri comunali. È difatti a questo livello intercomunale che le decisioni importanti dovranno essere prese, dalla mobilità alla casa, all’urbanesimo, alle misure per l’ambiente e lo sviluppo economico.

È una questione di eguaglianza democratica sul territorio, di cui però non si è parlato nella campagna. Eppure, i progetti, prima della sospensione del Covid, sono già avviati: 200 km di metropolitana automatica (che raddoppia l’offerta attuale), 68 stazioni, firmate da grandi architetti con interventi di artisti, 215mila m2 di nuove abitazioni (20% di case popolari), uffici, spazi di agricoltura urbana, progetti culturali, impianti sportivi, parchi, 43.358 m2 di attività commerciali, per unire il centro con la banlieue (da quella popolare della Seine-Saint-Denis a quella chic degli Hauts-de-Seine).