Temperature sopra i quaranta gradi e venti di scirocco e di libeccio su tutta l’isola hanno riportato in Sardegna la paura degli incendi. Tredici i roghi per i quali, tra ieri e domenica, è stato necessario l’intervento delle squadre di soccorso, gruppi a terra del sistema regionale e mezzi aerei. In particolare, gli elicotteri si sono alzati in volo per spegnere le fiamme ad Arzana, in Barbagia, e a Santu Lussurgiu nella Sardegna centro occidentale. Un vasto fronte di fuoco si è sviluppato anche nel Nuorese a Bottidda: qui sono intervenuti due elicotteri. Incendi sono stati spenti con i mezzi aerei nelle campagne di Borore, Orroli e Serri, sempre nel Nuorese. Insomma, con l’anticiclone Lucifero che non dà tregua, nell’isola è ancora emergenza. Dopo un primo avviso martedì, ieri il ministero della Salute ha prorogato sino a domani l’allerta arancione per il caldo. E per il rischio fiamme, tra temperature torride e vento, la situazione è tale che, ad innesco avvenuto, il fuoco potrebbe propagarsi molto in fretta, raggiungendo grandi dimensioni e rendendo vano perfino l’intervento dei canadair e degli elicotteri. Non stupisce quindi che la protezione civile regionale abbia confermato ieri il pericolo di incendio estremo, assegnando il bollino rosso a gran parte dell’isola. Le zone più esposte sono l’Oristanese, il Campidano di Cagliari e tutto il Nuorese.

SULLE CONSEGUENZE ambientali che i roghi hanno per l’isola la Coldiretti ha diffuso i dati di uno studio secondo i quali ogni anno vanno perduti in media, a causa del fuoco, 2.700 ettari di bosco. «È la media 2011/2020 – spiega il presidente regionale di Coldiretti Battista Cualbu – che quest’anno però dovrà essere aggiornata in negativo per effetto dei terribili roghi di luglio, che hanno distrutto, nel giro di soli tre giorni, 20mila ettari di bosco e di macchia. Negli ultimi tre anni i dati sono stati sempre sotto i duemila ettari. L’anno peggiore, a parte il 2021, è stato il 2017, con oltre 5.600 ettari bruciati, mentre l’anno migliore è stato il 2018, quando, in una delle estati più piovose di sempre, gli ettari di bosco inceneriti furono soltanto cinquantacinque».

COSA FARE per invertire la tendenza? Secondo Coldiretti bisogna innanzitutto contrastare lo spopolamento delle campagne e valorizzare le funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio svolte da pastori e agricoltori. «Contro il fuoco – avverte Cualbu – occorre ridare centralità alle attività agricole e pastorali. È la presenza dei produttori il presidio più sicuro contro le fiamme, la migliore garanzia di prevenzione. Il bosco va curato e protetto perché è determinante per l’ambiente, è un grande polmone verde che emette massicce quantità di ossigeno e, allo stesso tempo, assorbe buona parte dell’anidride carbonica presente nell’aria, con un contributo decisivo alla sostenibilità, alla sicurezza e alla bellezza. Ma il bosco è decisivo anche per altri aspetti. Non va infatti dimenticato il suo ruolo nella tenuta idrogeologica, per garantire la quale servono opere di riassetto. In Italia, Sardegna compresa, più di nove comuni su dieci (il 91,1%) sono a rischio per frane, smottamenti o alluvioni, in una situazione in cui gli eventi meteo estremi sono sempre più frequenti e mettono in pericolo città e campagne. Nell’estate 2021, secondo un’analisi dell’European Severe Weather Database, gli eventi estremi sono aumentati del 140%, con siccità, caldo torrido, trombe d’aria, alluvioni, bombe d’acqua e grandinate».

Solo gli incendi, secondo uno studio Coldiretti, in questa torrida estate sono più che triplicati (+202%) rispetto alla media storica 2008-2020.

ANCHE PER DISCUTERE di questi problemi l’altro ieri è arrivato sull’isola il ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli, che ha visitato il Montiferru, la regione più colpita dai roghi di luglio. Con lui la viceministra allo sviluppo economico Alessandra Todde e la sottosegretaria alla transizione ecologica Ilaria Fontana. «Se vogliamo una corretta gestione del rischio incendi – ha detto Patuanelli durante un incontro con i sindaci – dobbiamo garantire la presenza sui territori dei produttori, che da sempre dei boschi e delle campagne sono i custodi. Dobbiamo riuscire a garantire loro un reddito in modo che non abbandonino le terre. Attraverso il piano nazionale dell’agricoltura che stiamo predisponendo, puntiamo a un duplice obiettivo: garantire nuove risorse finanziarie per la salvaguardia ambientale e sostenere il reddito degli agricoltori e degli allevatori con misure specifiche». «Ormai – ha aggiunto il Patuanelli – la gestione del rischio è un elemento centrale in agricoltura. Credo quindi che, oltre ai provvedimenti di sistema, vada previsto un fondo che ci consenta di intervenire rapidamente in contesti di emergenza come quello che si è verificato in Sardegna, i cui spaventosi effetti abbiamo avuto ora la possibilità di verificare di persona».

Intanto in Sardegna i ristori promessi agli agricoltori delle zone colpite dagli incendi di luglio dal presidente della regione Solinas, che dovevano essere concessi in questi giorni, slittano a settembre a causa del calendario del consiglio regionale.