Non solo Piombino, c’è anche Portoscuso. Nel piccolo comune del Sulcis, Sardegna sud occidentale, il piano energetico nazionale firmato da Cingolani prevede un rigassificatore da 140.500 metri cubi di gnl (gas naturale liquido) installato sulla Golar artic, una nave metaniera che la Snam ha appena acquistato dalla Golar Lng (sede a Hamiltom, Bermuda) per 269 milioni di euro. Ma come in Toscana, anche in Sardegna contro un futuro a tutto gas la resistenza è forte. Contrari l’amministrazione comunale di Portoscuso e il comitato “No rigassificatore”, che nei giorni scorsi, insieme con Lega Ambiente, hanno portato in piazza i cittadini di Portoscuso per dire “no” al progetto.

La prima ragione contro il rigassificatore riguarda la sicurezza: «Una super metaniera lunga 300 metri dovrebbe essere ormeggiata permanentemente, e per venticinque anni, alla banchina est nella zona industriale del piccolo scalo di Portoscuso, il quale però – dicono amministratori e ambientalisti – è attualmente interessato sia dal transito dei traghetti passeggeri per Carloforte, sull’isola di San Pietro, sia da quello delle navi che trasportano i minerali di piombo, di zinco, di bauxite e di carbone per i vicini insediamenti industriali. I rischi, in caso di incidenti, sarebbero gravissimi».

C’è poi un problema di salute: poche settimane fa l’Istituto superiore di sanità ha dato sul progetto Portoscuso un parere netto e inequivocabile: «In una zona che ha già alti tassi di inquinamento dovuti alla presenza di stabilimenti metallurgici e di una centrale a carbone Enel, il piano presentato da Snam non è compatibile con la tutela della salute della popolazione residente».

Ma ci sono anche altri motivi che rendono più che criticabile il progetto. Il piano Cingolani prevede che dalla super metaniera di Portoscuso parta un metanodotto, da realizzare ex novo, con ingenti investimenti a carico di Snam, per servire la zona industriale e l’area della città metropolitana di Cagliari, a ottanta chilometri di distanza. «Ma per la fornitura di metano su Cagliari – dice Lega Ambiente – è già stato approvato, con tanto di valutazione di impatto ambientale, un altro rigassificatore, questa volta con deposito di metano liquido a terra nel porto del capoluogo regionale. Un impianto più che sufficiente per le esigenze energetiche del polo cagliaritano. È evidente, quindi, che costruire un secondo impianto a Portoscuso risulta del tutto inutile».

Il fatto però è che scelte fatte da Cingolani vanno ben oltre la Sardegna. A parte il rigassificatore di Cagliari, per il quale come s’è detto c’è già il nulla osta, e a parte il Sulcis, un Dpcm del 29 marzo 2022, con il quale l’ex ministro del governo Draghi ora consigliere di Giorgia Meloni ha disegnato il futuro energetico dell’isola, prevede la costruzione di altri due impianti di stoccaggio del gpl: uno a Oristanto e l’altro a Porto Torres, a pochi chilometri da Sassari. Tre nuovi poli sardi del gas, quindi, da inserire in una rete nazionale all’interno della quale i rigassificatori isolani si integrano con quelli di Panigaglia (La Spezia) e di Piombino (Livorno).