C’era una volta, in primavera inoltrata, una parte dell’autostrada del sole vestita dei colori degli oleandri. A decine di migliaia vivevano negli spartitraffico, tra i guardrail. Amici in viaggio nel Sud d’Italia mi hanno sempre raccontato di essere quella bellezza della nostra autostrada.

Da quasi un anno, registriamo un abbattimento crescente di queste piante in diversi tratti della Salerno-Reggio Calabria, il mitico tratto finale quasi completato dopo trent’anni di lavori di ammodernamento. I dirigenti Anas a cui è affidata la manutenzione di questa parte dell’autostrada del sole, rispondono che si tratta di lavori necessari per la sicurezza.

Non essendo un tecnico non riesco a capire perché lastre di cemento armato siano più sicure dei guardrail che vengono eliminati insieme agli oleandri. Qualcuno sostiene che la sicurezza è legata al fatto che di notte le luci delle auto filtrano tra gli oleandri, mentre con le lastre di cemento ciò non avverrà più.

Vorrei che i responsabili Anas ce lo spiegassero meglio, e magari rendessero noto il costo di tutta l’operazione che sta durando da diversi mesi. Resta un fatto: in nome della sicurezza, categoria onnivora e a senso unico, si abbattono decine di migliaia di oleandri e si eliminano migliaia di ore di lavoro destinate alla manutenzione.

Inoltre, va considerato il fatto che gli oleandri sono tra gli arbusti quelli che, insieme alla lavanda, assorbono maggiormente l’anidride carbonica. Quindi, l’Anas con un solo colpo, in nome di una presunta sicurezza, riesce ad attaccare l’ambiente e il lavoro, riducendo l’occupazione e aumentando la CO2. Per non parlare del valore immateriale, della bellezza, oltretutto si tratta di fiori e piante resistenti a tutti i climi, alla siccità come al vento. Bisognerebbe fermare questo scempio.

Questo non è un fatto eccezionale, ma un caso emblematico di come questo governo, come tanti altri per la verità, mentre firma trattati internazionali per la tutela ambientale e prende impegni solenni per ridurre la CO2, di fatto nelle azioni quotidiane va in direzione opposta. Ai rappresentanti del M5S che, almeno a parole, si è sempre battuto per la tutela ambientale come scelta prioritaria rispetto all’approccio economicistico, vorrei chiedere se non è arrivato il momento di occuparsi seriamente di questa attività dannosa e insensata. Salvo prova contraria, siamo di fronte ad un esempio da manuale in cui per minimizzare i costi, si colpisce insieme l’ecosistema e i lavoratori.