Si sta tenendo a Brasilia il raduno dei Popoli indigeni: circa 6.000 i partecipanti appartenenti a 176 diversi popoli indigeni del Brasile, che hanno deciso di attendere insieme l’esito del giudizio della Corte suprema federale del Brasile sul futuro delle terre indigene protette del Paese. Numerose le manifestazioni per condividere il loro messaggio con i giudici e con il pubblico.

La piazza Ipê di Brasilia diventa così il più grande villaggio indigeno del Brasile: l’appuntamento riunisce i leader indigeni di tutte le regioni del Brasile e prevede un’intensa agenda di azioni e mobilitazioni per arginare la politica anti-indigena del governo Bolsonaro.
Attendono l’esito del giudizio della Corte suprema federale del Brasile sul futuro delle terre indigene protette, e in particolare sul Marco Temporal. Questa norma permetterebbe alle lobby dell’agribusiness e delle attività estrattive di intensificare l’accaparramento delle terre, sottraendole alla foresta e a chi la abita e difende da generazioni, cioè i Popoli Indigeni.

«Se si decidesse per l’incostituzionalità del Marco Temporal, i popoli indigeni avranno finalmente uno strumento per difendere i loro territori e rivendicare legalmente l’assegnazione delle loro terre ancestrali», dichiara Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia.

Oltre al Marco Temporal, tra le norme contestate ci sono i progetti di legge PL 191/2020 (che consente le estrazioni minerarie all’interno di terre indigene protette) e PL 490/2007 (sulla riduzione della tutela delle persone indigene che vivono in isolamento volontario da persone non indigene). Quest’ultimo riguarda, ad oggi, 115 persone che (come formalmente riconosciuto dalla Stato) hanno scelto di vivere isolate e sarebbero immensamente danneggiate da questa norma. Nel loro caso, tra l’altro, non è nemmeno possibile sapere se occupassero la terra in cui vivono già nel 1988: sono cacciatori e raccoglitori nomadi che hanno abitato aree forestali diverse nel corso degli anni.

La distruzione delle foreste è una minaccia per tutti. Ad esempio, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) avverte che il rischio di epidemie virali e il salto di specie (spillover) possono verificarsi con più probabilità quando gli equilibri naturali vengono messi a rischio con la deforestazione, perché si moltiplicano le occasioni di entrare in contatto con virus e batteri patogeni che dagli animali possono trasmettersi agli esseri umani compiendo un salto di specie che dagli animali selvatici e domestici i virus e i loro ospiti naturali possono più facilmente entrare in contatto con gli esseri umani.

Mentre in Brasile i popoli indigeni si mobilitano per difenderle l’Amazzonia, volontarie e volontari di Greenpeace sono scesi in piazza in questi giorni in 18 città italiane e numerose piazze europee per sensibilizzare le persone sul legame tra deforestazione, clima e violazione dei diritti umani, sottolineando come i numerosi incendi che devastano le foreste del Sudamerica e l’Amazzonia siano legati ai consumi europei, e in particolare alla produzione di carne e mangimi.