L’anno scolastico registrerà due novità: l’esame finale della scuola secondaria di primo grado darà più peso al «curriculum scolastico». Nel giudizio sullo studente influirà la valutazione dell’«impegno» dimostrato nel tempo e non solo nella prova finale. Non è ancora chiaro su cosa verterà la valutazione, al punto che la ministra Valeria Fedeli nel convenzionale e retorico messaggio di inizio anno ieri ha precisato che arriverà una circolare con tutti i dettagli «nelle prime settimane di scuola». È probabile il rafforzamento della sorveglianza sulla condotta e sul rendimento performativo degli alunni, coerentemente con la «riforma» renziana della «Buona scuola» che ha inteso trasformare l’istruzione obbligatoria da un sistema di comando e obbedienza a uno di governo della produttività.

Nell’ambito della trasformazione neoliberale quest’anno è prevista l’introduzione della prova di inglese nei test Invalsi, a partire dalla primaria e dalla secondaria di primo grado. Per Fedeli servirà a «certificare» le «competenze» (soft kills, le chiamano i pedagoghi liberisti) per bambini e adolescenti poco sopra i dieci anni. L’orientamento produttivistico, iper-funzionalista e professionalizzante della scuola sarà rafforzato dall’obbligatorietà del «regime» di «alternanza scuola-lavoro» nella secondaria di secondo grado. Questo è il grande progetto di ingegneria sociale pensato dal governo Renzi-Giannini e realizzato da quello Gentiloni-Fedeli. Oltre ai mille «tutor» che si vogliono reclutare (vedi notizia in apertura), Fedeli ha sottolineato che gli abusi di ogni tipo a cui gli studenti – trasformati in tirocinanti per «McJobs» d’occasione – andranno incontro nel pubblico e nel privato potranno essere sveleniti dalla contestata «Carta degli studenti».

In caso di malfunzionamenti, abusi e violenze (già registrati nell’ultimo anno), gli aspiranti precari adolescenti potranno premere un «bottoncino rosso» sul portale online dell’Alternanza: «Permetterà di evidenziare eventuali casi di cattivo andamento di questa esperienza» sostiene la ministra. Un rimedio efficacissimo, non c’è che dire.

«Con l’inizio della scuola, suona anche la campana d’allarme del furto del nostro tempo a favore degli interessi delle grandi aziende, dei privati, di chi licenzia un lavoratore per ricevere in cambio manodopera gratuita – sostiene Francesca Picci (Unione degli Studenti) – Dopo l’approvazione della Buona Scuola c’è stato l’attacco definitivo ai processi di decisionalità con la volontà di bruciare le tappe ed i diritti degli studenti nel minor tempo possibile, come avvenuto per la carta dei diritti degli studenti in alternanza scuola- lavoro».

In un sit-in ieri al Miur in Viale Trastevere a Roma gli studenti hanno lanciato la data di una mobilitazione nazionale contro il precariato a scuola. Il prossimo 13 ottobre sciopereranno anche per chiedere un serio piano di investimenti sull’«istruzione gratuita e di qualità».