Ieri pomeriggio una nota delle segreterie Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil ha lanciato l’allarme sulla trattativa in corso alla Almaviva Contact: la società di call center a marzo ha annunciato 2.988 esuberi nelle sedi di Palermo, Roma e Napoli, mercoledì sera al Ministero dello Sviluppo si è tenuto un incontro, terminato con un verbale in cui il governo sottoponeva alle parti una soluzione in sei punti, ma la firma in calce non c’è stata. «Fallito il tentativo di mediazione, i licenziamenti sono più vicini – scrivevano ieri le tre sigle – Il governo ha presentato un percorso che fissa obiettivi difficilmente conciliabili». Un paio d’ore dopo, Pierpaolo Mischi, segretario nazionale Uilcom, ha provato a correggere il tiro: «L’opera di mediazione del governo è stata importante, la trattativa riprenderà anche a oltranza». Già fissati i due prossimi incontri tra azienda e sindacati, il 26 e 29 aprile. Senza un’intesa, si torna al Mise.

Il viceministro Teresa Bellanova ha illustrato il piano: revoca dei licenziamenti collettivi per sei mesi; sottoscrizione di un contratto di solidarietà difensivo in continuità con il precedente; il nuovo cds verrà applicato al 45% per Roma e Palermo, al 35% per Napoli ma «senza che da ciò possa derivare alcun peggioramento delle condizioni reddituali per i lavoratori interessati» (per i sindacati due condizioni inconciliabili), percentuali minime per Milano, Rende e Catania; nessun trasferimento di commesse da una sede all’altra; verifiche mensili al Mise della situazione produttiva e occupazionale. «Ci siamo già impegnati – ha spiegato Bellanova – con un emendamento al ddl concorrenza che inasprisce le sanzioni contro le delocalizzazioni, continueremo a usare la moral suasion con le aziende committenti e faremo tutte le verifiche sulle aziende appaltanti».

Il governo, cioè, dovrebbe intervenire per correggere un settore caratterizzato da una concorrenza selvaggia, dalla mancata applicazione delle leggi per scoraggiare le delocalizzazioni e dal mancato rispetto delle clausole sociali (cioè la società che subentra nell’appalto conserva il personale preesistente).

Tutto questo, denunciano i confederali, si somma alle tariffe trascinate al ribasso a causa degli incentivi alle assunzioni. «Fino a ora – spiega Michele Azzola, segretario nazionale della Slc – l’esecutivo non è riuscito a bloccare le delocalizzazioni né a intervenire negli appalti di Enel e Poste, provocando esuberi anche alla Gepin, adesso promette un emendamento al ddl concorrenza che rischia di far passare tempo inutilmente: il mercato resta com’è e fra sei mesi i licenziamenti sono di nuovo in atto».
Almaviva, proseguono i confederali, ha condizionato il sì a un accordo che non solo certifichi gli esuberi individuati ma preveda anche un contratto di solidarietà che a Roma, Palermo e Napoli dimezza il reddito dei lavoratori: «La quasi totalità è impiegato a part time di 4 ore, scivolerebbero sotto la soglia di povertà degli 8mila euro annui, con la prospettiva di essere licenziati comunque entro la fine dell’anno». Perderebbero anche il bonus di 80euro già percepito, che dovrebbero restituire.

Secondo Azzola, bisogna «riconoscere al settore la cassa integrazione straordinaria con soluzioni di medio periodo in grado di azzerare gli esuberi. Il problema è e resta quello di intervenire sui contratti di fornitura del servizio, che non possono essere strutturati in modo da determinare l’insostenibilità del costo del lavoro». Il segretario Cgil Palermo, Enzo Campo, e il segretario Slc Palerno, Maurizio Rosso, chiedono al governo di «stabilire fondi certi per sviluppo e formazione e specificare ai committenti che non si possono appaltare commesse al di sotto dei contratti di lavoro», come invece succede. Almaviva d’altronde mette sul tavolo il deficit accumulato per la distorsione delle regole del settore: 16 milioni in due anni, una ricapitalizzazione già effettuata di 50 milioni che non basta a far tornare i conti viste le perdite, un milione al mese. La trattativa è aperta ma la strada passa da un cambio normativo, che risulti davvero efficace, e un nuovo contratto di solidarietà in attesa che i miglioramenti diano risultati.