La due giorni del ministro degli esteri francese Le Drian conclusasi venerdì non ha prodotto risultati. Altro tentativo fallito del governo francese di trovare il bandolo della matassa nella complessa questione libanese.

Da ora linea dura e sanzioni: «Abbiamo cominciato a non permettere l’ingresso ai politici corrotti e a chi ostruisce (la formazione di un governo) nei territori francesi. È solo l’inizio. Se la situazione va avanti, procederemo con ogni mezzo di pressione dell’Ue».

L’iniziativa francese su cui Macron ha tanto investito in prima persona prende forma all’indomani della tragica esplosione del 4 agosto scorso al porto di Beirut. Il 9 agosto Georgieva, direttrice amministrativa del Fondo monetario internazionale, si impegna a «risanare la solvenza delle finanze pubbliche» a patto di riforme anti-corruzione.

Il premier Diab si dimette il 10 agosto, è designato Adib che dura meno di un mese. Il 22 ottobre Hariri riceve il suo quarto mandato per formare un governo. Da allora l’impasse con Aoun.

Il premier incaricato accusa da mesi il presidente e il genero Bassil, ora a capo del suo Movimento patriottico libero, di ostacolare la formazione di un governo di specialisti che riformi il paese e lo porti fuori dalla crisi, insistendo su un esecutivo politico. Lo accusa di non voler cedere sul divieto di veto dei partiti. Hariri aveva minacciato martedì di rinunciare all’incarico. Il governatore della Banca centrale Salameh è indagato per riciclaggio in Svizzera e trasferimento di fondi attraverso compagnie offshore.

Intanto la crisi palesatasi nel 2019 aumenta sempre di più le differenze sociali tra chi ha accesso al dollaro (a cui la lira è agganciata) e chi no. La disoccupazione ha raggiunto cifre vertiginose ed è in atto una diaspora, specie di giovani.

Molte compagnie pagate dall’estero continuano speculando a retribuire in una lira svalutata ormai del 90%. Diab, ancora in carica, ha annunciato che a brevissimo lo Stato non sarà più in grado di calmierare i beni primari come farina e benzina.

I numeri dell’emergenza Covid, sebbene più contenuti di prima, sono comunque falsati dallo scarso monitoraggio e la logica clientelare su cui il paese è incardinato ha pervaso anche le vaccinazioni. Un dramma economico, sociale, psicologico e umano con sempre meno sbocchi e soluzioni.