Il processo a Donald Trump per l’accusa di aver pagato illegalmente la pornostar Stormy Daniels e l’ex coniglietta di Playboy Karen McDougal, affinché non rivelassero – durante la sua campagna elettorale del 2016 – le relazioni avute in precedenza con lui, comincerà il 25 marzo a New York, senza il rinvio che aveva chiesto il team legale del tycoon.

Il giudice Juan Merchan doveva stabilire se mantenere il calendario del processo, oppure posticiparlo o addirittura annullarlo, come chiedeva il team di difesa ddell’ex presidente, ed ha respinto le richieste. Todd Blanche, avvocato di Trump, ha parlato di «scelta incostituzionale», in quanto Trump è imputato in altri quattro procedimenti, e in questo modo sarà costretto a seguire le udienze fino alla terza settimana di maggio, al ritmo di quattro udienze alla settimana, e questo – sosiene – non solo ostacolerà la sua campagna elettorale, ma non gli permetterà nemmeno di preparare in modo adeguato la propria difesa. «in un processo in cui la strategia difensiva sarà estremamente importante», ha detto Blanche.
Già prima di entrare in aula Trump aveva messo le mani avanti: «Non c’è alcun caso, non c’è alcun crimine – ha detto i giornalisti davanti al tribunale – è solo un’interferenza elettorale per tentare di fermarmi perché sono avanti nei sondaggi».
All’uscita il tono si è alzato: «È una cosa da terzo mondo, da repubblica delle banane» ha dichiarato Trump aggiungendo che le autorità dovrebbero occuparsi di una città «sempre più sporca e violenta» e non di lui, dopo di che é passato a parlare della questione dei migranti e attaccare Joe Biden.
Per questo processo Trump era stato incriminato da un gran giurì nel marzo 2023 per 34 capi d’accusa.
Il giudice Juan Merchan ha respinto la richiesta di rinvio presentata dai legali di Trump, in quella che sembra essere la strategia abbracciata in tutti i processi al tycoon: allungare i tempi il più possibile nella speranza che venga rieletto presidente e possa accedere a tutti i privilegi del ruolo.
Quello a New York non era l’unico processo del giorno per il tycoon: ad Atlanta, in Georgia, il giudice è chiamato a decidere se squalificare la procuratrice Fani Willis a causa della sua relazione, e i possibili conflitti di interesse, con Nathan Wade, il collega procuratore che ha ingaggiato per istruire l’inchiesta sui tentativi di Trump nel 2020 di ribaltare il voto in Georgia.
Ad agosto Trump era stato incriminato per aver tentato di sovvertire i risultati elettorali delle presidenziali del 2020 in quello stato, e a portare avanti l’accusa è stata la 53enne afroamericana Willis, prima donna a ricoprire questo ruolo.
Il processo doveva iniziare a breve, ma rischia di restare impigliato nelle accuse contro la procuratrice, e questo sarebbe un bel colpo per l’ex presidente. Secondo uno dei co-imputati del tycoon, che si è unito all’istanza di rimuovere Willis, Wade avrebbe utilizzato parte dei compensi ricevuti per pagare viaggi di coppia.
Mentre scriviamo le cose non sembrano mettersi bene per Willis. Un ex impiegato dell’ufficio della procuratrice, Robin Yeartie, ha testimoniato dicendo che il rapporto personale della procuratrice con Wade è iniziato prima che fosse assunto nel caso di interferenza elettorale contro Trump, contraddicendo direttamente l’affermazione di Willis secondo cui il rapporto  con Wade sarebbe iniziato solo dopo la sua assunzione come procuratore speciale.