Agli albori del XX secolo, dei pescatori di spugne greci, ingaggiati da un armatore tunisino, s’immersero al largo di Mahdia – a sud del Golfo di Hammamet – per cercare l’«oro soffice» del Mediterraneo. Esploratori dei fondali dentro scafandri che li rendevano simili a mostruose divinità degli abissi, i loro nostoi sono degni di un’Odissea che nessun aedo ha mai cantato. Quel giorno di primavera del 1907, i palombari «piedi-pesanti» videro qualcosa che non somigliava affatto alle creature marine dai mille pori e dai colori sgargianti, utili per la detersione del corpo: a 40 metri di profondità, sparsi sulla sabbia,...