Leader politico ed ex consigliere del Movimiento al Socialismo (Mas) nella città di Santa Cruz fino al 2015, Osvaldo «Chato» Peredo Leigue è certamente un personaggio che ha segnato la storia del movimento rivoluzionario in Bolivia.

Nato nel 1941 in una famiglia della Bolivia orientale (Beni, Trinidad), Chato era il più giovane dei fratelli Peredo Leigue, i celebri guerriglieri Inti e Coco, che insieme ad Ernesto Che Guevara combatterono nel Gran Chaco boliviano fino al 1967.

Nel 1969, dopo la caduta in combattimento del Che e dei suoi due fratelli, Chato, organizzò una seconda incursione guerrigliera nella zona di Teoponte innalzando nuovamente le bandiere di liberazione nazionale e socialismo, e presentandola come la prosecuzione dell’Esercito di Liberazione Nazionale (ELN) del Che.

Questo nuovo fuoco guerrigliero, che cercava l’appoggio dei contadini e composto in gran parte da giovani studenti, terminò proprio a seguito dell’arresto del Chato, che da quel momento fu costretto a partire per un lungo esilio che lo portò dapprima in Cile, proprio quando Salvador Allende stava entrando in carica, e negli anni che seguirono in diversi paesi, entrando e uscendo da Cile, Bolivia e Argentina, sempre in clandestinità. Quando poi l’ondata di dittature si concluse e tornò la democrazia nei paesi della regione, Peredo poté finalmente tornare in Bolivia dove si concentrò sul suo lavoro di medico e di militante.

Come medico studiò e approfondì i processi di regressione, il ritorno da situazioni limite vissute nel passato e applicò le sue conoscenze nella cura dei malati terminali.

Sul tema scrisse due libri: El camino a casa e Deshipnosis. Oltre a un libro che narra le vicende della guerriglia da lui capeggiata a Teoponte, intitolato Volvimos a las montañas.

Ma la passione per la politica tornò ben presto a fare breccia nella sua vita. Insieme ai suoi compagni e con le idee che ispirarono un’intera generazione di comunisti in tutta l’America Latina, Peredo si unì da subito alla fondazione del Mas insieme ad Evo Morales e ne seguì da vicino l’incredibile ascesa e le alterne vicende politiche, fino al difficile percorso di riscatto, seguito al tragico colpo di stato del 2019, che portò lo scorso 18 ottobre 2020 alla incredibile vittoria alle elezioni presidenziali del candidato socialista Luis Arce Catacora.

La notizia della sua morte, avvenuta lo scorso 12 gennaio, all’età di 79 anni, è stata ricevuta con larga commozione dalle autorità dello Stato Plurinazionale della Bolivia e da tutto il popolo boliviano.

Le sue ceneri, secondo la volontà della famiglia, saranno trasferite in parte a Cuba e in parte saranno versate nel fiume Mamoré, nella provincia amazzonica di Beni, nel nord-est boliviano, dove nacque l’ex-guerrigliero.