Usa e Ue si sono messi d’accordo per sospendere nei prossimi 5 anni la guerra delle tariffe doganali che erano state imposte, prima da Washington e poi come ritorsione da Bruxelles, in seguito alle accuse reciproche su sussidi pubblici illegali a favore dei due grandi produttori di aerei, l’americano Boeing e l’europeo Airbus. È il principale risultato del summit Usa-Ue che si è svolto ieri a Bruxelles, tra Joe Biden e i vertici della Ue, Ursula von der Leyen (Commissione) e Charles Michel (Consiglio), ma senza la presenza dei leader dei 27, penultima tappa del presidente Usa in Europa, che oggi incontra Vladimir Putin a Ginevra.

La tregua nella guerra Airbus-Boeing, decisa per 4 mesi lo scorso marzo e in scadenza l’11 luglio prossimo, è stata prolungata. La Ue avrebbe voluto di più, mettere fine definitivamente al conflitto che dura da 17 anni e che ha visto passare senza soluzione 3 presidenti statunitensi e 6 commissari europei al Commercio, e che si era aggravato con Donald Trump, ed esteso all’acciaio e all’alluminio. Ma Biden ha frenato: «Sono qui da 120 giorni, ho bisogno di tempo».

L’altro risultato del vertice Usa-Ue di ieri è la costituzione di un Consiglio su Commercio e Tecnologia, che si riunirà regolarmente, per affrontare scambi e regole in settori come l’intelligenza artificiale, la cyber-sicurezza, le difese nei confronti di altre aree economiche mondiali, Cina in testa.

È STATA LA VOLONTÀ degli Usa di arruolare gli alleati europei nel confronto sempre più aspro con la Cina a sbloccare la situazione da parte statunitense. «Invece di combattere uno dei più vicini alleati, ci ritroviamo finalmente assieme di fronte a una minaccia comune», ha commentato la rappresentante al Commercio Usa, Katherine Tai. L’amministratore delegato di Airbus, René Obermann, ha messo in guardia sull’arrivo dei cinesi, con la società Comac, nel campo dei grandi produttori dell’aeronautica civile, mercato finora dominato dall’europeo Airbus e dallo statunitense Boeing. Restano tensioni tra le due sponde dell’Atlantico, perché non c’è trasparenza sugli aiuti pubblici che le due parti si rinfacciano reciprocamente: da un lato, Francia, Germania e Spagna finanziano Airbus con investimenti che il costruttore, sulla carta, dovrebbe restituire, mentre dall’altro Boeing è sovvenzionato di fatto grazie a contratti con la difesa nazionale Usa.

LA WTO AVEVA AUTORIZZATO gli Usa di Trump nell’ottobre 2019 a imporre una batteria di dazi su 7,5 miliardi di importazioni l’anno, non solo sugli aerei (15%), ma anche su altri prodotti importati dall’Europa (golf di cachemire, 25% sui vini, formaggi, persino camice da notte). Gli europei, un anno dopo, erano stati autorizzati a rispondere con dazi sull’import dagli Usa per 4 miliardi. La guerra Airbus-Boeing è un assurdo, visto l’incrocio dei componenti dei due grandi costruttori: Boeing compra componenti nella Ue per una quarantina di miliardi l’anno e Airbus fa lo stesso negli Usa. Le compagnie aeree Usa comprano Airbus, come le europee si forniscono anche da Boeing. Inoltre, Airbus ha aperto due fabbriche negli Usa (ma Boeing nessuna in Europa).

«Con l’accordo Boeing-Airbus abbiamo oltrepassato una tappa importante nella soluzione del conflitto commerciale più lungo della storia della Wto – ha commentato Ursula von der Leyen – questo dimostra il nuovo spirito di cooperazione che regna tra Ue e Stati uniti».

MA MOLTI FRONTI restano ancora aperti: Trump aveva messo dei dazi su acciaio e alluminio, ufficialmente per «ragioni di sicurezza nazionale», in realtà perché c’è una sovra-produzione, che condiziona oggi anche Biden. Tra Usa e Ue ci sono tensioni sull’utilizzazione dei dati personali, un anno fa la Corte di giustizia della Ue ha bocciato un accordo con Washington, in nome della difesa della privacy dei cittadini Ue. Nell’ambito del Green Deal, gli europei stanno studiando la possibilità di imporre una carbon tax alle frontiere, per colpire prodotti che non rispettano i vincoli climatici, ma molte esportazioni Usa ne patirebbero (fertilizzanti, cemento, energia, alluminio).

PER IL GRUPPO S&D al parlamento europeo, l’accordo è «un segno incoraggiante, la nostra partnership è di ritorno ed è anche un sollievo per molti settori dai due lati dell’Atlantico che hanno sofferto delle tariffe di ritorsione». Per i socialisti «il prossimo passo» sarà «rettificare le cattive decisioni di Trump che ha imposto alla Ue tariffe senza giustificazione e illegali sull’acciaio e l’alluminio». E l’attivazione del Concilio su Commercio e Tecnologia, «oltre a varie piattaforme relative al cambiamento climatico. Di particolare importanza è anche il riconoscimento che il commercio deve andare a beneficio dei lavoratori».