I paesi di tutto il mondo devono fare «molto di più, ora, su tutti i fronti» nella lotta contro il cambiamento climatico. Le Nazioni Unite bocciano senza appello lo sforzo globale legato alla riduzione delle emissioni climalteranti, secondo quanto emerge da una prima valutazione dell’attuazione dell’Accordo di Parigi del 2015, pubblicata oggi dall’Onu a 83 giorni dalla Cop28 di Dubai.

Gli effetti sulle temperature dall’aumento della concentrazione di CO2 in atmosfera sono evidenti a tutti: «Il mondo non è sulla traiettoria per raggiungere gli obiettivi a lungo termine dell’accordo di Parigi» si legge nella valutazione, che è stata pubblicata sotto l’egida della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc). Questo report è un documento di lavoro, che servirà ai quasi 200 paesi riuniti al vertice delle Nazioni Unite di quest’anno per valutare quanto siano lontani dal rispettare le promesse di fermare il riscaldamento globale: è una specie di check up su ciò che i singoli paesi hanno fatto finora, ossia per limitare il riscaldamento a 1,5°C. Un obiettivo realizzabile, spiegano le Nazioni Unite, solo se le emissioni di CO2 cominceranno effettivamente a scendere a partire dal 2026.

Il bilancio reso noto dall’Onu è il primo esercizio del genere dall’Accordo del 2015. I dati raccolti nel documento costituiranno la base incontestabile delle prossime negoziazioni che si preannunciano molto dure alla 28ma Conferenza sul clima delle Nazioni Unite, che è in programma dal 30 novembre al 12 dicembre negli Emirati Arabi Uniti. Per il raggiungimento della neutralità carbonica la discussione non potrà prescindere da una riflessione definitiva sul futuro delle energie fossili, che sono carbone, petrolio e gas.

A Parigi le nazioni del mondo si erano impegnate a limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali e a continuare gli sforzi per limitarla a 1,5°C, ma oggi – avverte il rapporto – «c’è una finestra che si sta chiudendo rapidamente per aumentare le ambizioni e attuare gli impegni esistenti al fine di limitare il riscaldamento a 1,5°C». Ecco perché il rapporto suggerisce nuovamente di intensificare gli sforzi in materia finanziaria, soprattutto verso i paesi in via di sviluppo, ma anche quelli di riduzione delle emissioni e per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Per raggiungere i propri obiettivi – conclude il rapporto – l’umanità deve «ridurre le emissioni globali di gas serra del 43% entro il 2030 e del 60% entro il 2035 rispetto ai livelli del 2019», e raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.

Kate Abnett, corrispondente europea per il clima e l’energia per l’agenzia Reuters, ha scritto che la pubblicazione del report sarà probabilmente «politicamente divisiva». Nel senso che servono impegni e interventi più radicali. Ieri a Nuova Delhi, dov’è in corso il G20, il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha affermato che i leader dei venti hanno il potere di resettare una crisi climatica che «sta andando fuori controllo» e li ha esortati a rimodellare le regole finanziarie globali, che ha descritto come obsolete e ingiuste. «Ho proposto un Patto di solidarietà climatica, in cui i grandi emettitori compiono ulteriori sforzi per ridurre le emissioni, e i paesi più ricchi sostengono le economie emergenti per raggiungere questo obiettivo. La crisi climatica sta peggiorando drammaticamente, ma la risposta collettiva manca di ambizione, credibilità e urgenza» ha detto Guterres.