Cuba tornerà ad avere ampi vincoli economico-commerciali con la Russia. Questa volta però, a differenza del passato, attraverso accordi commerciali pubblico-privati. È quanto si evince da informazioni ufficiose locali e, soprattutto, della stampa russa.

Dopo molte riunioni bilaterali, concluse a metà maggio dalla visita all’Avana di una delegazione di imprenditori russi – guidati dal consigliere economico del Cremlino, Boris Titov e dal vice primo ministro Dimitri Chernishenko – è stata tracciata una hoja de ruta, un piano generale di investimenti russi in settori strategici cubani: industria, agricoltura, turismo, infrastrutture, banche e telecomunicazioni.

Tre banche russe si sono dette disponibili ad aprire filali a Cuba ma, secondo fonti ufficiose, si progetta anche una interconnesione dei sistemi bancari per favorire il finanziamento di piccole e medie imprese miste e per usare il rublo nei pagamenti – già è operativo nell’isola il sistema Mir di carte di credito. Sono previsti anche negozi con solo prodotti russi – due giorni fa le autorità cubane hanno dato luce verde all’importazione di prodotti di carne russa – e un hotel per turisti russi.

VI SONO PROGETTI per la modernizzazione di centrali per la produzione di zucchero e anche di centrali elettriche (una è stata inaugurata dal vicepremier Chernishenko alla conclusione della sua visita). Si parla anche di una «associazione strategica» tra la telecom cubana Etecsa ed entità federali russe di telecomunicazione. In campo turistico, la collaborazione prevederebbe anche un “triangolo” col Venezuela.

Toccherà nei prossimi giorni al primo ministro cubano Manuel Marrero concretizzare questa hoja de ruta nel corso della sua visita in Russia iniziata martedì – assieme al vicepremier incaricato del commercio e investimenti esteri Ricardo Cabrisas e dal responsabile della Banca centrale – e che si prolungherà fino al 17 giugno.

GLI ACCORDI TRACCIATI nelle riunioni all’Avana prevedono, secondo l’agenzia Sputnik, vantaggi reciproci. Condizioni commerciali e fiscali favorevoli per la parte russa – come l’affitto gratuito di terre per 30 anni, esenzioni fiscali fino a tre anni per investimenti, la concessione di poter esportare i profitti. Da parte cubana, la possibilità di ridurre costi e prezzi, e dunque di elevare la qualità della vita dei cittadini, modernizzare l’industria e le infrastrutture. E convertire Cuba in un mercato di esportazione nel subcontinente a Sud del Rio Bravo, usando il talento e l’alta scolarizzazione dei cubani.

Sempre secondo fonti russe, Cuba è il socio strategico di Mosca con maggior stabilità politica e ha anni di esperienza nel sostenere gli attacchi degli Usa e nell’evadere le sanzioni previste dall’embargo unilaterale di Washington.

LA CRISI CHE DA MESI attanaglia l’isola è sempre più grave, la produzione in calo in tutti i settori, le casse sono vuote, il malessere della popolazione evidente. In questo quadro l’Amministrazione Biden ha mantenuto la politica di strangolamento dell’economia cubana voluta da Trump, rifiutandosi – nonostante proposte di trattative da parte dell’Avana – di togliere Cuba dalla lista dei paesi che favoriscono il terrorismo. Poco importa se cresce l’opposizione interna agli Usa – nei giorni scorsi tre organizzazioni, CDA (Center for Democracy in the Americas) , WOLA (Washington office on Latina America), Cuba Study Group si sono unite alla campagna affinché gli Usa «giochino un ruolo più costruttivo» per «alleviare la crisi in cui versa il popolo cubano».

La recente visita all’Avana del responsabile degli Esteri e della Sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, ha dimostrato che un incremento degli investimenti europei (rivolti al settore non statale) è – di fatto – collegato all’appoggio dell’Avana alla politica dell’Ue e della Nato nella guerra in Ucraina.

Il governo di Maduro in Venezuela è impegnato in una politica di appeasement con gli Usa in vista delle prossime presidenziali e di un suo ingresso – con la mediazione del presidente brasiliano, Lula – nel gruppo dei BRICS.

Dunque, secondo un commento circolato in rete, Cuba non ha opzioni. Solo la Russia ha proposto investimenti e tecnologie per favorire lo sviluppo – in tempi brevi e medi – di riforme necessarie per l’isola. Se funzionerà, si vedrà nei prossimi mesi, che saranno cruciali per il futuro dell’isola.

L’AMPIEZZA DEGLI ACCORDI previsti con Mosca ha fatto immediatamente scattare i commenti allarmati e velenosi della contra, sia di Miami che di Madrid. Che agita gli spettri di sempre: si parla di «una versione cubana del capitalismo di mafia russo» e ci si spinge fino a prevedere il ritorno di missili russi sull’isola. Nonostante nelle informazioni diffuse non si parli assolutamente di invio di tali armi a Cuba. E che, nella situazione di acuta crisi internazionale seguita all’invasione russa dell’Ucraina, l’Avana sia stata molto attenta a lasciare aperta la porta del dialogo politico con Washington.