25 aprile 1945: in Italia si concluse la seconda guerra mondiale e ci si liberò dal nazi-fascismo grazie anche alla dura lotta e al sacrificio di migliaia di partigiani e partigiane. La parte maggioritaria della resistenza fu portatrice di istanze che andavano ben oltre la liberazione nazionale e che comprendevano giustizia sociale, pace e solidarietà tra i popoli.

Ciò nonostante il nostro Paese fu immediatamente catapultato al fronte di una nuova guerra, quella “fredda”, con la sistematica repressione nel sangue delle lotte operaie e contadine e con la progressiva cessione di sovranità alle invadenti esigenze strategiche statunitensi. Di lì a poco l’Italia entrò nella NATO ed il territorio nazionale venne disseminato di basi ad uso e controllo statunitense nel quadro di un accordo che, dal 1954, continua ad essere segreto si Stato.

25 aprile 2020: nonostante siano passati 75 anni dalla fine della seconda guerra mondiale e 31 da quella “fredda”, l’Italia continua ad essere un Paese in guerra. E poco importa se un irresponsabile e trasversale ceto politico l’ha definita di volta in volta operazione umanitaria, di stabilizzazione o di esportazione democratica. L’Italia ospita 59 basi militari statunitensi, alcune delle quali risultano essere tra le più importanti dal punto di vista strategico/operativo a livello continentale (capacità nucleari comprese).

L’Italia ospita il 15% del personale militare statunitense presente in Europa e con questi numeri il nostro Paese risulta essere il quinto avamposto stelle e strisce a livello globale dopo Germania, Giappone, Afghanistan e Corea del Sud. Con questi numeri il nostro Paese è una vera e propria rampa di lancio per operazioni di guerra in Europa, Africa e Medio oriente.

Ogni volta che gli Stati Uniti annunciano ed eseguono un’aggressione militare nel quadrante euro-mediterraneo, l’Italia viene sistematicamente coinvolta direttamente o indirettamente concedendo, talvolta nemmeno sapendolo, l’uso delle basi. L’Italia, nonostante abbia firmato il Trattato di non proliferazione nucleare aderisce al programma NATO di nuclear sharing addestrando i suoi piloti al bombardamento nucleare e ospitando sul proprio territorio decine di ordigni nucleari.

L’Italia spende 70 milioni di euro al giorno per mantenere un esercito professionalizzato allo scopo di garantire la sua proiezione di forza oltre confine e i fatturati della propria industria bellica. L’Italia è nona nel commercio mondiale di armi con ciò contribuendo attivamente alla corsa agli armamenti e fornendo le basi tecniche per conflitti ed aggressioni militari devastanti portate avanti da governi e regimi criminali ed oscurantisti come quello turco o saudita.

Nemmeno in tempo di pandemia globale, crisi sanitaria, economica e sociale senza precedenti questa follia bellicista si è interrotta o almeno sottoposta a revisione: il governo acquista sommergibili, elicotteri da guerra, F-35, mantiene le occupazioni di Iraq e Afghanistan e annuncia nuove missioni in Mali. E al governo non ci sono Casa Pound o Forza Nuova. L’Italia non ha bisogno inventarsi nemici né di un posticcio neocolonialismo verniciato di “democrazia”, ma di pace, stabilità, e relazioni internazionali basate sulla cooperazione.

È tempo che il segreto di stato sulle basi statunitensi nel nostro Paese venga rimosso, come primo passo concreto per l’uscita dell’Italia dalla NATO, dalla belligeranza permanente che questa produce e dalla grave ipoteca che le basi statunitensi pongono sul nostro stesso futuro. 25 aprile 2020: l’antifascismo torni a sintonizzarsi sulle frequenze della meglio gioventù di allora: giustizia sociale, pace e solidarietà tra i popoli.

Ce n’è urgente necessità, la Liberazione è ancora da fare!