«Non possiamo rassegnarci a un aumento incontrollato delle armi, né tanto meno alla guerra come via per la pace». Il cardinale presidente della Cei Matteo Zuppi, aprendo ieri pomeriggio a Roma il Consiglio episcopale permanente, ha messo al centro del suo intervento il tema della pace, «priorità» assoluta visti «i conflitti di cui l’umanità si sta rendendo protagonista in questo primo quarto di secolo».

In particolare è la guerra in Ucraina a cui guarda il capo dei vescovi italiani, che ha ripreso – e difeso – le dichiarazioni di papa Francesco alla Radiotelevisione della Svizzera italiana della scorsa settimana («Occorre avere il coraggio di negoziare»), criticate da Nato, Usa, Europa e Kiev per il sentore di resa che secondo loro emanavano. «Le parole del papa sono tutt’altro che ingenuità», ha spiegato Zuppi, ribadendo la necessità di trovare una via pacifica per la «composizione dei conflitti», «facendo trionfare il diritto e il senso di responsabilità sovranazionale».

La storia, ha aggiunto, «esige di trovare un quadro nuovo, un paradigma differente, coinvolgendo la comunità internazionale per trovare insieme alle parti in causa una pace giusta e sicura». «Possiamo ancora accettare che solo la guerra sia la soluzione dei conflitti? Ripudiarla non significa arrestarne la progressione o dobbiamo aspettare l’irreparabile per capire e scegliere?», ha chiesto il presidente della Cei, che nelle prossime settimane volerà a Parigi per incontrare il presidente francese Macron – principale sponsor dell’invio di truppe a sostegno dell’Ucraina – dopo essere stato già a Kiev, Mosca, Washington e Pechino per conto di papa Francesco.

«L’Italia ripudia la guerra, l’Europa no?», ha concluso Zuppi (e «quale Europa in un mondo in guerra?» è il tema di un incontro promosso a Roma domani alle 18 da Pax Christi e Movimento dei Focolari con l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio).

Il presidente della Cei ha parlato anche in termini non proprio amichevoli del governo italiano. A proposito di fine vita, ha invitato a utilizzare «senza alcuna discrezionalità» le cure palliative («disciplinate da una buona legge ma ancora disattesa») e ad applicare pienamente la norma «sulle disposizioni anticipate di trattamento», il cosiddetto testamento biologico. Sull’autonomia differenziata, poi, la bocciatura è netta, prefigurando anche un impegno diretto della Cei contro la legge voluta soprattutto dalla Lega. «Suscita preoccupazione la tenuta del sistema Paese, in particolare di quelle aree che ormai da tempo fanno i conti con la crisi economica e sociale, con lo spopolamento e con la carenza di servizi – ha detto Zuppi -. Non venga meno un quadro istituzionale che possa favorire uno sviluppo unitario, secondo i principi di solidarietà, sussidiarietà e coesione sociale. Su questo versante, la nostra attenzione è stata costante e resterà vigile».