Sul palco di un locale notturno sull’Ostiense, a Roma, davanti a centinaia di persone con bicchiere in mano che sperimentano l’aperitivo politico (per Elly Schlein solo acqua), arriva l’abbraccio tra Nicola Zingaretti e la candidata che prova a succedergli alla guida del Pd. «Farò di tutto perché il Pd abbia finalmente una donna come segretaria. E siamo in ritardo!», grida l’ex governatore del Lazio, che esattamente due anni fa lasciò la guida del partito dicendo di vergognarsi della fame di potere e poltrone dei suoi compagni.

«Non si può usare la parola cambiamento e avere sempre paura di realizzarlo. A chi ha sostenuto il mio progetto di “Piazza Grande dico: «Tornate, con Elly si è riaperta la speranza di cambiamento e questa volta dobbiamo andare fino in fondo. Per me oggi si chiude quella ferita delle dimissioni».

ZINGARETTI CONDIVIDE la sterzata a sinistra: «L’Italia che ha sofferto di più è rimasta a casa perché si è sentita tradita dalla sinistra, le disuguaglianze tra chi ha e chi non ha sono insopportabili. Noi dobbiamo dire senza più timori che siamo il partito dell’uguaglianza». Sul palco tutti i big della mozione: da Francesco Boccia a Marco Sarracino, Chiara Gribaudo, Antonio Misiani, Marco Furfaro, Chiara Braga.

In platea Michela De Biase, moglie di Dario Franceschini, tra i primi a schierarsi. E poi Cecilia D’Elia, Marco Miccoli, Marta Bonafoni. Arriva anche Andrea Orlando, che si definisce sorridendo un «simpatizzante».

LA SQUADRA ORMAI È al completo: tutte le aree che sostennero Zingaretti nel 2019 si sono schierate con Schlein. Potenzialmente sono già maggioranza anche tra gli iscritti. Ma Schlein, consapevole che il grosso dell’apprato, dai sindaci ai consiglieri regionali ai segretari di federazione, si è invece schierato con Bonaccini, via Instagram lancia un appello a iscriversi (la scadenza è oggi) per poter votare anche ai congressi di circolo. L’obiettivo è arrivare alle primarie del 26 febbraio non troppo distante dal governatore.

INTERVIENE ANCHE L’EX MINISTRA Livia Turco, unica over 50 sul palco tra una decina di giovanissimi: il suo è l’intervento più applaudito. Turco loda Schlein per «la nettezza» delle posizioni sull’immigrazione, mentre il Pd si è mostrato «inadeguato». «È il momento di dare fiducia alla generazione della precarietà che non vede più un futuro, e ad una donna che ha il coraggio di scendere in campo. Noi donne di sinistra siamo state umiliate dal fatto che Meloni sia la prima premier, perché quel partito è stato sempre contro le lotte delle donne. E tu Elly ci puoi riscattare dall’onta subita con la forza del noi e della sorellanza».

SCHLEIN NON DELUDE I SUOI supporter: «Noi vinceremo le primarie, lo sento», grida, confortata dalle sale piene nel suo tour per l’Italia, ultime tappe in Piemonte ed Emilia. «Sì, la nostra è una strada in salita, ma abbiamo scarpe comode e non ci spaventa niente», spiega con in mano l’immancabile agenda rossa dove si appunta tutti gli interventi che la precedono, quasi sempre giovani donne, precari, studenti, gente di sinistra fuori dalle gerarchie del Pd.

INSISTE SUI SUOI CAVALLI di battaglia, a partire dall’esigenza di rappresentare «un blocco sociale di riferimento. Su questo non ci possono essere più ambiguità, altrimenti chi vuole sostituirci avrà avuto ragione». Il riferimento è al M5S di Conte, alleato principale nelle intenzioni di Schlein ma oggi soprattutto competitor.

Ribadisce le critiche al Jobs Act («Un errore»), al decreto Poletti che estese i contratti a termine. «Scelte che hanno allontanato tante persone, me compresa, dal Pd». Arriva anche una stoccata (sempre senza nominarlo) a Bonaccini: «Non basta dire che i contratti precari devono costare di più alle aziende, bisogna fare come in Spagna dove hanno posto dei veri limiti ai contratti a termine».

La candidata disegna un Pd «più coraggioso» su vari temi, dalla legge Zan ai matrimoni lgbtqi+ e ai diritti delle famiglie omogenitoriali, dall’ambiente al diritto alla casa passando per la scuola e la sanità pubbliche. E la necessità di una svolta «femminista». «La gente deve riconoscerci come quelli ossessionati dalla lotta alla precarietà, la parola “redistribuzione” deve essere scolpita nella nostra bandiera». Chiude con una carezza ai chi l’ha preceduta: «Io non sono migliore di loro, insieme possiamo cambiare il Pd».