Naftali Bennett è arrivato ieri a Sharm el-Sheikh per un vertice a sorpresa, il secondo in pochi mesi, con il presidente Abdel Fattah el Sisi, al quale si è unito l’erede al trono degli Emirati, Mohammed bin Zayed al-Nahyan, lasciandosi alle spalle le polemiche sollevate dal paragone fatto domenica dal presidente ucraino Zelensky tra l’invasione russa del suo paese e l’Olocausto.

Lo stesso premier israeliano ha criticato Zelensky. «Personalmente credo che la Shoah non debba essere comparata a nulla. È un evento unico nella storia delle nazioni, del mondo: la sistematica distruzione di un popolo nelle camere a gas». Rivolgendosi attraverso Zoom a deputati e ministri israeliani, Zelensky aveva usato toni decisi. L’invasione russa, ha detto, «è diretta a distruggere il popolo dell’Ucraina ed è per questo che assomiglia a quello che i nazisti fecero al popolo ebraico durante la Shoah». I russi, ha proseguito, «usano la terminologia nazista, vogliono distruggere tutto. I nazisti chiamavano questo ‘Soluzione Finale’ della questione ebraica. Mosca parla di ‘Soluzione Finale’ nei nostri confronti».

Israele è da sempre contrario a qualsiasi equiparazione con l’Olocausto. Bennett comunque ha evitato di affondare i colpi commentando le parole del leader ucraino, che è di origine ebraica, e ha sottolineato che «il paese e il popolo ucraino sono in mezzo a una grave guerra» con «molte centinaia di morti, milioni di rifugiati. Non posso immaginare cosa si provi ad essere al suo posto». In questa occasione il premier avrebbe potuto anche riflettere sulle conseguenze drammatiche, per morti, feriti e distruzioni, delle offensive condotte dalle forze armate israeliane nel territorio di Gaza nel 2008, nel 2012, nel 2014 e nel 2021.

Meno diplomatici di Bennett sono stati alcuni esponenti politici. «Ammiro Zelensky e sostengo il popolo ucraino con il cuore e con i fatti – ha scritto su Twitter il ministro delle comunicazioni Yoaz Hendel – ma la terribile storia della Shoah non può essere riscritta. La guerra è tremenda ma le comparazioni con gli orrori della Shoah e la soluzione finale è oltraggioso».

Altri ministri, non precisati dai media, hanno accusato Zelensky di aver distorto la storia quando – tacendo sulla collaborazione che una parte degli ucraini ha avuto con il Nazismo – ha affermato che il suo paese ha salvato tanti ebrei durante la Seconda guerra mondiale e ricordato gli ucraini presenti fra i «Giusti fra le nazioni» indicati dal Memoriale dell’Olocausto, Yad Vashem, a Gerusalemme.

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Criticato da deputati e ministri, Zelensky ha invece riscosso parecchi consensi tra gli israeliani che lo hanno ascoltato in diretta su uno schermo gigante in Piazza Habima a Tel Aviv e in vari locali pubblici. Tanti lo hanno applaudito quando ha chiesto l’invio di armi israeliane al suo paese, a cominciare dal sistema di difesa Iron Dome contro razzi e missili.

Armi che Bennett non intende inviare all’Ucraina. «Stiamo gestendo questa sfortunata crisi con sensibilità, generosità e responsabilità, mantenendo un equilibrio tra i vari fattori che sono complessi», ha spiegato di nuovo ieri il premier, confermando così che Israele non entrerà in rotta di collisione con la Russia e si limiterà a mandare a Kiev aiuti umanitari. Nella capitale ucraina potrebbe andare lo stesso Bennett – già volato a Mosca a inizio marzo – su insistenza di Zelensky. Il viaggio però, spiegano in Israele, avverrà a patto che ci siano «passi significativi verso i negoziati».