La vicepresidente del governo spagnolo e ministra del lavoro Yolanda Díaz ha concluso il suo soggiorno italiano partecipando, ieri pomeriggio a Roma in Campidoglio, alla presentazione del libro di Luigi Ferrajoli Per una Costituzione della terra. Ad attenderla vari media spagnoli e molti giovani nel pubblico. Ad accompagnarla nel dibattito, oltre all’autore del libro, c’erano il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, l’eurodeputato dei socialisti e democratici Massimiliano Smeriglio e la deputata spagnola al parlamento europeo Eugenia Rodríguez Palop, di Sumar, che ha moderato la discussione. Smeriglio, nell’introdurre i lavori, ha ringraziato Díaz «per avere restituito la speranza alla sinistra europea e per avere costruito l’esperienza di Sumar».

Yolanda Dìaz
Mi appassionano le discussioni teoriche ma la storia mi ha collocato in un momento in cui devo essere concreta. I partiti non devono parlare di cosa sono, ma di cosa fare

L’INTERVENTO della vicepresidente spagnola ha messo al centro il suo impegno come ministra del lavoro, rivendicando le molte riforme fatte dal governo spagnolo nella scorsa legislatura a sostegno dell’occupazione, dalla riforma del lavoro che ha ridotto drasticamente la precarietà, alle misure di sostegno del lavoro domestico e dei rider, che vengono ormai assunte a modello e sono diventate oggetto di studio a livello internazionale. Díaz, che ha esordito con un riconoscimento a Ferrajoli per essere stato un punto di riferimento fondamentale nella sua carriera di studentessa di giurisprudenza, ha sottolineato «l’uso alternativo del diritto come strumento chiave nel migliorare la vita della gente, perché il diritto può e deve stare al servizio delle maggioranze sociali».

«Dobbiamo compiere una rivoluzione del tempo sulla cosa pubblica e avvicinarci al tempo lento, pensando al lungo periodo piuttosto che a produrre titoli per i media», ha proseguito Díaz, «perché è stata la pandemia a fermare il tempo e a dimostrare il fallimento della teoria neoliberista. Il neoliberismo è fallito intellettualmente, ma dobbiamo ancora sconfiggerlo democraticamente». Per questo secondo Díaz bisogna affermare che «il lavoro non è una merce» e assumere «l’obiettivo della sindacalizzazione globale come chiave e garanzia dell’allargamento della democrazia». Perciò, ha continuato, «bisogna porre dei limiti ai poteri degli imprenditori, alla loro voracità. Dichiarare la primazia della politica sull’economia e mettere l’economia al servizio dei cittadini e del bene comune». Una democratizzazione che si estenda al prelievo fiscale, alla sanità e all’istruzione, alla partecipazione dei lavoratori nei luoghi della produzione.

«Noi politici dobbiamo fare quello che diciamo ed è preferibile parlare poco che deludere le persone», ha aggiunto. «Combatto tutto ciò che è dispotico» e il libro di Ferrajoli, ha concluso la vicepresidente del governo spagnolo, «è un canto alla speranza, perché senza speranza non si può cambiare nulla. Abbiamo vinto le elezioni in Spagna, perché abbiamo convinto gli spagnoli che potevamo vincere».

IN PRECEDENZA, al mattino, Yolanda Díaz era stata ospite di Massimiliano Smeriglio e della rete nazionale della sinistra civica ecologista che attorno a lui si raduna, nel quartier generale della Garbatella. Ad accoglierla i deputati di Alleanza Verdi e Sinistra Marco Grimaldi e Filiberto Zaratti e la deputata Francesca Ghirra, presente anche il presidente dell’ottavo municipio Amedeo Ciaccheri. Una lunga chiacchierata, molte domande alla vicepresidente spagnola «punto di riferimento per la sinistra europea», secondo Smeriglio. Dopo il passaggio alla festa nazionale dell’Unità con Schlein, Díaz si è detta felice di incontrare i rappresentanti della sinistra e dell’ambientalismo, portando con sé qualche buon consiglio. «Abbiamo tutte le possibilità di avanzare socialmente – ha detto – ma non in nome dell’identità per la quale finiremo per dividerci ulteriormente, in nome dell’innovazione». «Parlare chiaro, parlare alle vite delle persone», la sua raccomandazione, «la battaglia sul salario minimo che abbiamo vinto in Spagna è stata anche una battaglia culturale, ma è stata soprattutto una battaglia con un effetto pratico, concreto e riconoscibile per i lavoratori. Mi appassionano le discussioni teoriche – ha aggiunto – ma la storia mi ha collocato in un momento in cui bisogna essere concreti. I partiti non devono parlare di cosa sono, ma di cosa fare».

Prima dei saluti a una piccola assemblea che le si era radunata attorno, Díaz ha parlato della crisi climatica, anche qui con una raccomandazione e alla fine uno slogan: «La paura non mobilita e in ogni caso sulla paura è più efficace la destra. Dobbiamo offrire speranza per mobilitare. Abbasso la distopia, viva l’utopia».