È ancora pugno di ferro contro la sinistra turca: ieri la polizia ha compiuto un violento raid nella sede dell’Hdp (Partito Democratico del Popolo) a Istanbul, confiscando documenti e arrestando alcuni membri del partito pro-kurdo. Tra loro anche il co-segretario della sezione, Rukiye Demir. Per l’operazione sono stati dispiegati agenti anti-sommossa e decine di veicoli militari che hanno bloccato per due ore la strada che conduce agli uffici.

La polizia ha giustificato l’azione con l’indagine in corso sull’Hdp, secondo le autorità finanziatore dell’Ydg-H, braccio giovanile del Pkk, considerato da Ankara organizzazione terroristica. La violenza di Stato non ferma però l’Hdp: come annunciato nei giorni scorsi, il partito sta preparando la domanda di riconoscimento dell’autonomia dei territori kurdi turchi da presentare alle Nazioni Unite.

Una prospettiva che fa tremare i polsi al presidente Erdogan e al suo progetto di grande Turchia. Per soffocare il movimento kurdo prosegue così spedito nella repressione in corso ormai da mesi nelle città a sud est, dove gli ultimi tre giorni hanno visto l’uccisione da parte di polizia ed esercito di almeno 11 civili kurdi, tra cui tre minorenni e un disabile.