Quaranta anni di esplorazioni, proposte e approfondimenti, festeggiati in tempi pandemici. Per i suoi primi quaranta anni FilmmakerFest si irradia nelle maglie della rete in streaming nella piattaforma online MYmovies. Nella sezione Fuori concorso i documentari di due grandi maestri del cinema contemporaneo: Frederick Wiseman, vincitore del Leone d’oro alla carriera alla mostra di Venezia, e Jia Zhangke considerato uno dei registi indipendenti più interessanti della scena cinematografica cinese, anche lui vincitore del Leone d’oro a Venezia per il film Still life.

Per Jia Zhangke il cinema è un dispositivo che gli permette di registrare i mutamenti in atto nella società cinese, caratterizzata da un’accelerazione e proiezione nel futuro che rischia di cancellare le testimonianze della memoria e della storia. Cambiamenti evidenti sua città di origine Fenyang, nella provincia dello Shanxi, segnata da una forte tradizione culturale, che ne hanno fatto una sorta di arcadia cinese, in cui diversi scrittori vi sono nati o l’hanno scelta per vivere, per raccontarla in poesie, racconti e romanzi.

CON LA CITTÀ Jia Zhangke ha un legame profondo, lì ha girato il suo film di esordio Xiao Wu nel 1997, Platform (2000) e Unknown Pleasures (2002), fino a I figli del fiume giallo distribuito nelle sale italiane lo scorso anno, e diversi documentari, come il recente Swimming Out Till the Sea Turns Blue, presentato a FilmmakerFest. Il film documenta lo svolgersi di un importante festival letterario, in cui si ricordano e/o si confrontano scrittori di diverse generazioni per cartografare la storia della Cina contemporanea dal 1949 ad oggi. Si apre con un omaggio al defunto Ma Feng, nato nella provincia dello Shanxi, che scriveva prima della Rivoluzione Culturale, in cui statement come «Letteratura e arte rivoluzionaria» erano istanze imprescindibili per scrivere e costruire l’ideologia del paese.

Seguono gli incontri con gli scrittori Jia Pingwa, Yu Hua e Liang Hong. Jia Pingwa è nato negli anni Cinquanta, i suoi libri sono stati tradotti in più di venti lingue, raccontano la Rivoluzione Culturale e gli anni Sessanta e Settanta, un periodo pieno di traumi e difficoltà. Yu Hua, nato nel 1960, è stato un pioniere, perché a differenza delle generazioni precedenti non è mai stato costretto a sacrificare la sua scrittura per esaltare la «letteratura e l’arte rivoluzionaria». È stato un individualista fin dall’inizio, usando la propria sensibilità per descrivere i cambiamenti della società cinese, rifiutando l’immagine di una società idealizzata. La scrittrice Liang Hong è la più giovane, è nata nel 1973. La sua vita e il suo lavoro, che comprendono saggi accademici sulla letteratura cinese del 20esimo secolo, reportage e fiction, coincidono con lo sviluppo della Cina odierna. I tre scrittori indagano sempre anche il loro rapporto con Fenyang e il contesto rurale, il ruolo che ha avuto nell’ispirare la loro opera, mentre intorno, dalla Rivoluzione Culturale alle riforme fino alla modernizzazione, un intero paese si stava trasformando e urbanizzando.

«L’IDEA INIZIALE è stata quello di filmare il festival, ma ci siamo subito resi conto che stavamo riprendendo non solo un viaggio nella letteratura, ma anche un viaggio nella storia spirituale del popolo cinese. E al di là del discorso letterario, è apparso in qualche modo un protagonista inaspettato: i contadini che abitano il vasto entroterra della Cina, che sono in realtà ancora molto presenti nella letteratura cinese contemporanea» sottolinea il regista. E aggiunge: «Il mio interesse principale non era indagare unicamente gli sviluppi socio-politici del paese, ma capire come questi cambiamenti siano stati in grado di influenzare gli individui, la gente comune. I ricordi e le esperienze individuali sono fondamentali per comprendere la storia sociale. E se alcune sensazioni possono essere innescate dalle immagini in movimento, altre lo sono dalla parola scritta. Vorrei inoltre sottolineare l’importanza dell’ultima persona presente nel film, il figlio quattordicenne di Liang Hong. Il suo interesse per la storia della sua famiglia mi ha dato l’opportunità di sbirciare nel mondo spirituale dei più giovani», conclude Jia.