Non è ancora scattato l’allarme rosso, ma un po’ di preoccupazione, a sinistra, comincia a serpeggiare. Se appena qualche settimana fa la vittoria di Lula alle elezioni del 2 ottobre sembrava ormai certa, ora, a 4 giorni dall’inizio della campagna elettorale, tutti i sondaggi mostrano che, tra lui e Bolsonaro, i giochi sono in realtà ancora aperti. Secondo l’ultimo sondaggio Genial/Quaest, nello Stato di São Paulo, il maggiore collegio elettorale del paese, i due sono praticamente affiancati (37% a 35% a favore di Lula), mentre nel secondo più grande, il Minas Gerais, la differenza, che era di 18 punti, si è ridotta a 9. E tutto indica che tale tendenza andrà consolidandosi, rendendo sempre più remota la possibilità di una vittoria di Lula già al primo turno.

Era, però, facilmente prevedibile. Bolsonaro «ha realizzato la maggiore distribuzione di denaro che una campagna politica abbia mai visto» nella storia del Brasile, ha denunciato Lula martedì scorso in un dibattito alla Fiesp, la Federazione delle industrie dello stato di São Paulo. Non era mai successo, ha detto, che a meno di due mesi dalle elezioni, «qualcuno abbia distribuito 50 miliardi di reais» per il pagamento di benefici che, guarda caso, «dureranno solo fino a dicembre». Una pioggia di soldi con un unico scopo: comprare il voto dei brasiliani.
In teoria, sarebbe vietato dalla legge stanziare nuove risorse durante l’anno elettorale, ma Bolsonaro e la sua cricca hanno bypassato il divieto decretando lo stato d’emergenza nel paese a causa della pandemia – proprio quella che il presidente aveva declassato a gripezinha, febbriciattola – e facendo approvare dal parlamento, il 30 giugno, la Pec (Proposta di emendamento costituzionale) nota come «Pec kamikaze»: una bomba ad orologeria nelle casse pubbliche brasiliane che esploderà fragorosamente nelle mani del prossimo governo, indipendentemente da chi lo guiderà.

La Pec include, in primissimo luogo, l’aumento dell’Auxílio Brasil, una sorta di reddito di cittadinanza destinato a oltre 20 milioni di persone in condizioni di estrema vulnerabilità, da 400 a 600 reais: ha cominciato a essere versato solo il 9 agosto – si presume dunque che i suoi effetti, in termini elettorali, si faranno sentire ancor di più nei prossimi giorni – e resterà in vigore, appunto, fino a dicembre. Ma sono previsti anche un nuovo Auxílio-gás di 110 reais, dal valore addirittura raddoppiato rispetto a quello precedente, ricchi bonus per i camionisti e i tassisti, trasporto gratuito per le persone anziane, lo stanziamento di risorse a favore dei piccoli produttori rurali.
Se questa strategia si sta rivelando efficace per accorciare le distanze da Lula, Bolsonaro non ha rinunciato però neppure a quella diretta a mandare tutto all’aria nel caso in cui le cose dovessero andargli male: quella cioè che consiste in attacchi a testa bassa, un giorno sì e un altro pure, al sistema di voto elettronico, con l’appoggio di almeno una parte dei militari, i quali stanno addirittura discutendo la possibilità di realizzare il 2 ottobre un conteggio parallelo dei voti.

La popolazione però sta reagendo, come indica il gran numero di adesioni – già un milione – alla Carta in difesa della democrazia lanciata dalla Facoltà di Diritto della Usp, l’Università di São Paulo, e letta giovedì nel corso di quasi 90 manifestazioni in 26 stati del paese. Un manifesto che denuncia «l’immenso pericolo» che stanno correndo le «istituzioni della Repubblica» a causa delle minacce golpiste del presidente, invitando la popolazione a mantenersi vigile rispetto al risultato delle elezioni.