Nel pieno dell’onda ambientalista e con il boom di voti nei sondaggi pronti a confluire nell’urna vera, i Grünen tedeschi si preparano a “conquistare” il parlamento di Bruxelles. Nell’inedita veste di seconda forza politica del Paese al pari della Spd, con la fiducia di un elettore su cinque destinata a tradursi in almeno 18 dei 96 seggi tedeschi a Bruxelles

Merito del programma incardinato ai «problemi pratici dell’Europa grandi e piccoli. Duecento pagine sullo stop a carbone e nucleare, riapertura dei canali di ingresso regolare per i migranti, salario minimo europeo e commercio equo. Fino allo standard unico per i carica-batterie degli smartphone commercializzati nell’Ue.

«L’Europa è minacciata dalle forze di estrema destra, che non sono populismo, che vogliono chiudere le frontiere. L’Ambientalismo è l’ultimo bastione». Franziska Maria “Ska” Keller, classe 1981, candidata dei Grünen europei alla Commissione Ue (insieme all’olandese Bas Eickhout) lo può spiegare in tedesco, inglese, francese, turco e arabo: le lingue che ha imparato mentre si laureava in studi islamici. A Bruxelles, banalmente, c’è già: ci vive dal 2009 quando venne eletta per la prima volta all’Europarlamento prima di ricandidarsi cinque anni fa.

All’epoca, come ricorda la Ostsee Zeitung il motto di “Ska” era «Non solo nonni per l’Europa». Oggi Keller si batte per le pari opportunità delle donne e per la svolta generazionale denunciando «i troppo pochi immigrati in politica». Responsabile della politica commerciale dei Verdi, è nota per la testa dura e le idee ambiziose: «Con il mio impegno mi prefiggo niente di meno che di migliorare il mondo».

Insieme al numero due della lista, Sven Giegold, condivide il “muro” contro il sovranismo europeo e soprattutto il progetto di «rafforzare l’Ue con misure a beneficio dei cittadini, come il fisco uguale in tutti gli Stati membri».

Per i Grünen, inoltre, serve il piano per «l’immigrazione legale»: la possibilità di entrare regolarmente e in maniera sicura in qualunque Paese dell’Ue non solo per profughi e richiedenti-asilo.

Alle spalle dei candidati, la propulsione dei co-segretari dei Verdi, Annalena Baerbock, 38 anni, e il cinquantenne Robert Habeck, nominati a gennaio dell’anno scorso a rappresentare il modello che in Germania oscilla tra la realpolitik e il radicalismo social-ecologista.

Funziona nella ricca Svevia dove i Verdi governano insieme alla Cdu, quanto nella povera Berlino e nella poverissima Turingia guidate dalle giunte con Spd e Linke, ma anche a Monaco dove la clamorosa esplosione del consenso ai Grünen il 14 ottobre è costata alla Csu la fine dello storico monopolio monocolore.

Keller e Giegold garantiscono l’impegno tedesco nella battaglia per lo stop all’utilizzo dei pesticidi tossici in agricoltura e per la nuova legge sulla pesca compatibile con la tutela della fauna marina. Insieme al blocco delle centrali a carbone che impestano l’atmosfera in Germania e Polonia e dei motori a scoppio che gasano Italia, Olanda, Francia e Belgio.

Diktat intransigenti come le richieste dei 25mila berlinesi che venerdì 30 marzo a Berlino hanno replicato il Friday For Future accogliendo Greta Thunberg con gli onori di un capo di Stato. Ma i Verdi promettono anche zero armi europee da vendere alla monarchia wahabita dell’Arabia Saudita per la guerra in Yemen e chiedono il giro di vite sulla lotta alla corruzione.

Socialisti, nell’accesso gratuito all’«istruzione superiore», nei mini-job da pagare come veri impieghi, nella garanzia di «un posto di lavoro dignitoso per tutti». Ed ecologisti, nella promozione del trasporto su ferro a scapito degli aerei, nella produzione di alimenti Ogm-free e nella fine della sperimentazione scientifica sugli animali. Il mix che probabilmente consentirà ai Grünen, sempre secondo i sondaggi, di conquistare 5 deputati in più nell’Eurogruppo dei Verdi.