È passata una settimana dalla sentenza clamorosa del Tribunale costituzionale in Polonia che ha cancellato con un colpo di spugna la possibilità per le donne polacche di ricorrere all’aborto eugenetico in caso di malformazioni del feto. La mobilitazione della società civile non sembra volersi placare, anzi.

Molti cittadini sperano di ripetere l’exploit dell’ottobre 2016 quando le pressioni della piazza avevano spinto il partito della destra populista Diritto e giustizia (PiS), al potere dal 2015, a cambiare idea all’ultimo momento.

Mai il partito al potere in Polonia si sarebbe aspettato una risposta così veemente da parte dei polacchi in cui la rabbia per il verdetto della corte filo-PiS continua a prevalere sulla paura del contagio in un paese in cui si sono registrati più di 13mila casi di Covid-19 solo nella giornata di ieri.

Da oggi in Polonia la Gendarmeria militare aiuterà la polizia nei compiti di «pubblica sicurezza e ordine pubblico». Si tratta di una decisione ufficialmente giustificata dall’aumento dei casi di coronavirus ma che mira a contenere il dissenso e la rabbia crescente di migliaia di persone che hanno trovato il coraggio di protestare anche grazie all’impegno di sigle come lo Sciopero nazionale delle donne (Ogólnopolski strajk kobiet), una delle anime delle mobilitazioni di questi giorni.

«Dobbiamo difendere le chiese polacche a ogni costo» è il messaggio lanciato nella serata di ieri da Jarosław Kaczynski, vicepremier e leader del PiS. Un tono quasi da crociata che tradisce il nervosismo della maggioranza, complice anche la consapevolezza di una situazione che sembra sfuggire di mano alla dirigenza del PiS.

Da qui la titubanza mostrata in questi giorni da parte del governo nel pubblicare la sentenza del Tribunale costituzionale sulla gazzetta ufficiale. Ieri a protestare davanti al Sejm, la camera bassa del parlamento polacco, è toccato alle nonne mentre oggi si prevede un sciopero generale in cui migliaia di donne si assenteranno dal lavoro in segno di protesta.