«Vabbè…». Al seggio allestito nella scuola Vittorio Bachelet, Roma Sud, la premier Giorgia Meloni ha scelto di rispondere così ai cronisti che le domandavano se conoscesse o meno Paolo Signorelli, il portavoce di Lollobrigida diventato recentemente famoso per le sue incommentabili chat con il narcotrafficante capo ultrà della Lazio Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik. «C’è il silenzio elettorale», ha detto ancora Meloni, aggiungendo poi un misurato appello alla partecipazione: «Oggi si decide per i prossimi cinque anni dell’Europa, credo sia molto importante andare alle urne».

AI SEGGI, per la verità, non si sono segnalate grandi file e i disagi sono stati causati per lo più da un’inattesa emorragia di scrutatori. Molti, infatti, non si sono presentati e diversi comuni – tra cui Roma, Torino, Napoli, Cagliari e Palermo – hanno dovuto lanciare appelli pubblici per trovarne altri. Alla fine, sostituzioni lampo a parte, non sono emersi grandi disagi. Questo, per la verità, vale solo se escludiamo dal computo la giornata del vicepremier Matteo Salvini, il cui teppismo politico è sì notissimo, ma che ieri ha comunque fatto registrare un considerevole numero di scorrettezze, spacconate e atteggiamenti da far cascare le braccia. La giornata social del leader leghista è cominciata come era finita la precedente. «Maestrine di manganello e maestrine tecnocratiche, amici dei clandestini, dei centri sociali, degli eco-matti e dei fannulloni, sinistre armocromatiche e “gender-fluid” assortite, leader bombaroli? No, grazie!», ha scritto su X sopra un’immagine divisa in due: sulla destra lui e il generale Vannacci che si stringono virilmente la mano, dall’altra un’ammucchiata con Schlein, von der Leyen, Ilaria Salis, Macron, Conte, Boldrini e Soumahoro. Tutto qui? Nemmeno per idea. Poche ore dopo nuovo post: «Macron vuole trascinare tutta Europa in guerra? Tu puoi fermarlo, col tuo voto. Chi sceglie la Lega sceglie la pace». In mezzo altre sortite social meno assurde, ma comunque chiare indicazioni di voto. La violazione del silenzio elettorale è palese e il Verde Angelo Bonelli ha infatti chiesto al ministro degli Interni Piantedosi di intevenire, ma sarebbe assurdo aspettarsi qualche conseguenza. Salvini, consapevole della sua sostanziale impunità, ha proseguito lo show anche al seggio, a Milano, dove si presenta in jeans e camicia blu (il suo staff farà poi sapere che gliela avrebbe regalata Berlusconi): «L’ho messa bella forte la decima sulla scheda». Riferimento alla triste battuta di Vannacci sulla X di X Mas. La battuta, ormai un classico della risata, l’ha rifatta qualche ora dopo pure Francesco Storace, ma ormai a ridere non c’era rimasto più nessuno. E, soprattutto, l’Usigrai e il Cdr del giornale radio Rai hanno inviato sul caso una nota per dire che «attendono provvedimenti» dall’azienda. Storace, attualmente, è conduttore insieme a Vladimir Luxuria di una trasmissione mattutina su Radio1.

ANCORA A PROPOSITO di Lega, la notizia clamorosa è quella del voto di Umberto Bossi, che andrà a Forza Italia, con preferenza a Marco Reguzzoni: la scelta del vecchio leader testimonia il clima a dir poco velenoso che circonda Salvini nel suo stesso partito. Che molti, soprattutto a nord, non abbiano mai davvero digerito la candidatura di Vannacci è storia nota. E se questa sera dalle urne non verrà fuori un risultato soddisfacente, il processo al leader potrebbe aprirsi già subito e non in autunno, quando comunque è fissato il congresso.

DALLE PARTI del Pd Elly Schlein ha votato a Bologna, con la matita che le si è spezzata dentro la cabina e lei che è dovuta uscire fuori per chiederne un’altra. Per il resto nemmeno una parola con i cronisti che pure la aspettavano. Sempre a Bologna, in comèenso, ha abbondantemente parlato Romano Prodi: «Votare per l’Europa è importante sempre di più – ha spiegato – le decisioni più importanti ovviamente devono essere prese a Bruxelles, insieme a Roma, con la spinta di Bruxelles. E allora le elezioni diventano importanti. Certamente nelle ultime elezioni europee è calato il numero dei votanti. Speriamo che non cali ancora». Si vedrà. Cinque anni fa l’asticella europea in Italia si fermo al 54,5% di partecipazione. Si votava però in un giorno solo. Stavolta la possibilità di andare ai seggi è stata invece spalmata su due giornate a partire dal sabato. Non un inedito nella storia elettorale: già nel 2004 fu così. Allora l’affluenza si assestò al 71.7% e pure c’era chi parlava di partecipazione non entusiasmante. Era evidentemente un’era geologica fa.