Alcuni degli studenti africani bloccati in Ucraina non vogliono tornare al loro paese di origine. In un appello rivolto alle università e ai governi, la South African International Students Association (Saisa), dichiara di non lavorare solo per evacuare gli studenti ma di volere anche proteggere la loro formazione.

Una rete di giovani volontari sudafricani nata sui social media sta contribuendo all’uscita dal paese. Studenti di diversi paesi africani si stanno muovendo in gruppo lungo i corridoi autorizzati, dirigendosi verso Ungheria e Slovacchia. Tengono un solo cellulare acceso, a rotazione, per garantire le comunicazioni con i volontari che danno informazioni su sicurezza, rifugi temporanei e emissione di documenti. A parecchi studenti – la maggior parte iscritti a medicina – mancano pochi esami e vorrebbero essere accolti da università europee dove potersi laureare.

L’idea di dover tornare in Africa a mani vuote significherebbe una grave perdita di tempo, risorse economiche, ed umane. Anche perché questi giovani hanno ricevuto borse di studio e lasciato il loro paese per acquisire un’istruzione universitaria e poter aspirare a una certa mobilità sociale. La situazione è emblematica di una realtà trascurata dall’emergenza umanitaria profughi. Se poco si parla delle problematiche dell’educazione di giovani e bambini rifugiati, meno ancora si dice di giovani e adulti qualificati che, all’arrivo in Europa, vengono indirizzati ad attività di manovalanza senza considerare un percorso di inserimento universitario.

In questo senso il progetto dei Corridoi universitari Unicore supportato dall’Alto commissariato dei rifugiati in collaborazione con ministero degli esteri, alcune realtà associative e 24 università italiane potrebbe offrire un aiuto. Il condizionale è d’obbligo, perché i beneficiari del progetto devono essere studenti a cui è stato riconosciuto lo status di rifugiato e trovarsi in un campo profughi in un paese terzo stabilito dall’Unhcr. Le università italiane hanno finora ricevuto studenti dall’Etiopia, Sud Sudan, Eritrea Camerun, Niger e Nigeria. Dunque, gli studenti africani in fuga dall’Ucraina non risponderebbero ai requisiti necessari.bPer di più non è ancora chiaro se la normativa Ue55/2001 estenderà la protezione temporanea applicata ai profughi ucraini anche a cittadini di paesi terzi. Sembra proprio di no.

La decisione alimenta le denunce di razzismo sulle precedenti ondate di rifugiati iracheni, siriani, afgani e africani, che fanno seguito a quella della Unione africana di lunedì scorso. Si mobilitano diverse università africane e diversi professori di centri di studi africani di università europee. Malgrado le limitazioni, alcune università italiane ed europee stanno attivando iniziative di accoglienza per studenti dall’Ucraina, indipendentemente dalla loro nazionalità. Dare protezione temporanea a questi studenti significherebbe metterebbe in salvo anche il loro futuro.