Nel calendario dei lavori del Senato, il 14 ottobre è una casella vuota. «La legge sulle unioni civili non è stata ancora incardinata, neppure nel giorno successivo a quello previsto per il voto sulle riforme costituzionali. È questo l’unico fatto, l’unica verità che dimostra come il Pd mente sapendo di mentire».

La senatrice di Sel, Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto, risponde così al sottosegretario Ivan Scalfarotto che in un’intervista rilasciata al manifesto la settimana scorsa ha accusato Sel e i grillini di aver nei fatti «sacrificato le unioni civili all’ostruzionismo sulla riforma costituzionale».

Come il sottosegratario alle Riforme anche il capogruppo Zanda afferma che il Pd ha fatto di tutto per lasciare una finestra temporale tra il voto dellle riforme e la legge di Stabilità (prevista per il 15 ottobre) in modo da incardinare e portare al voto le unioni civili.

Ho letto le parole di Scalfarotto e le trovo assolutamente vergognose. Ormai anche i sassi sanno che sulle unioni civili il Pd è sotto scacco dell’Ncd. E ora leggiamo sui giornali che anche su questo testo, che è già una mediazione al ribasso ai limiti del possibile, Matteo Renzi ci ripensa, intimorito dalle reazioni di un certo mondo cattolico a lui vicino. Sono mesi che chiediamo di portare in Aula le unioni civili, anche senza relatore, anche se l’iter in commissione non è concluso. Esattamente come hanno fatto con la scuola e con il ddl costituzionale. E invece niente: hanno bocciato questa nostra proposta, come quella di incardinare il ddl lunedì scorso. Non hanno voluto portarlo in Aula neppure prima di iniziare con le riforme, e anche questo si sarebbe potuto fare, visto che nelle prime settimane dopo la pausa estiva il calendario dei lavori non era affatto fitto di impegni. Ma per il governo e per il Pd i diritti civili evidentemente non sono importanti.

Eppure Scalfarotto, che è perfino ricorso allo sciopero della fame per i diritti delle coppie gay, è pronto a giurare che il Pd preme per votare la riforma l’8 ottobre solo per le unioni civili.

È ridicolo. Imporre un termine per il voto sulle riforme – oltre ad essere inaccettabile per principio, si chiama ghigliottina – serve solo per evitare ogni modifica e far concludere l’iter alla Camera in seconda lettura conforme. Così il referendum si può tenere in primavere insieme alle amministrative, come vuole Renzi. Scalfarotto lo sa benissimo. E sa qual è la prova della loro strumentalizzazione? Il fatto che il voto è stato fissato entro il 13 ottobre, ma per il 14 in calendario non ci sono le unioni civili. Non ci sono e basta.

A proposito di tempi. Cosa pensa della decisione del presidente Grasso di dichiarare irricevibili gli 85 milioni di emendamenti della Lega al testo sulle riforme?

Costituisce un precedente preoccupante. Perché l’aver introdotto l’irricevibilità degli emendamenti sulla base della congruità significa – a parte la straordinarietà del caso – permettere in futuro che un presidente possa limitare gli emendamenti dell’opposizione a sua discrezione. Bisognava convocare la giunta per il regolamento, cosa che non avviene più da troppo tempo. Inoltre, criminalizza lo strumento dell’ostruzionismo che è una forma di lotta parlamentare delle democrazie liberali.

Rinviare le unioni civili a novembre dopo la legge di Stabilità significa affossarle?

Noi non ci stancheremo, anche dopo, di chiederne l’incardinamento. Ovviamente io mi batto contro queste riforme istituzionali, perciò useremo le nostre forze per non portarle a termine. Ma il governo e il Pd devono smettere di boicottare la legge sulle unioni civili lasciando l’Italia in una posizione di arretratezza rispetto all’Europa sul fronte dei diritti civili.

E infatti la cronaca ci ricorda quanto è urgente anche la legge contro l’omofobia.

Urgentissima. Ma figuriamoci quanto sarà dura la lotta su questo fronte. Questa legge sulle unioni civili, che per me è solo il minimo sindacale, è importante perché è un messaggio culturale al Paese. Ma non è questo il terreno su cui si muove il governo, al quale interessano solo controriforme.