Unioni civili e di coscienza
Diritti Matteo Renzi annulla la riunione di direzione e rinvia al parlamento ogni decisione sulla stepchild adoption. Associazioni lgbt il 23 in piazza per difendere il ddl Cirinnà
Diritti Matteo Renzi annulla la riunione di direzione e rinvia al parlamento ogni decisione sulla stepchild adoption. Associazioni lgbt il 23 in piazza per difendere il ddl Cirinnà
Più passano i giorni e più le unioni civili si trasformano in una grana sempre più difficile da sbrogliare per Matteo Renzi. La situazione intorno al ddl Cirinnà che verrà discusso il prossimo 26 gennaio dall’aula del Senato non potrebbe infatti essere più confusa. Così come sono tanti i tentativi di stravolgere il testo. Ostacoli che – insieme alle barricate sollevate un giorno sì e l’altro pure dal Ncd di Alfano – rappresentano altrettante mine per il premier che ha deciso di annullare la direzione prevista per lunedì prossimo evitando così una pericolosa diretta streaming che avrebbe reso ancora più palese la spaccatura nel partito.
Ieri Renzi ne ha parlato anche con il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, che ha incontrato a palazzo Chigi insieme ai capigruppo di Camera e Senato Ettore Rosato e Luigi Zanda. Poche battute, il tempo necessario per decidere di non prendere nessuna decisione rinviando le unioni civili, e in particolare la stepchild adoption – l’adozione del figlio del partner – al parlamento lasciando libertà di coscienza. Su un punto però Renzi avrebbe insistito: il testo sul quale il Senato discuterà il 26 gennaio è il ddl Cirinnà con le stepchild adoption, lasciando poi che siano i numeri a decidere. Cosa che non preoccupa la relatrice della legge Monica Cirinnà, convinta che il ddl sia blindato e che nonostante il voto contrario di una trentina di senatori cattolici dem possa passare grazie ai voti di Pd, M5S e Si più quelli dei verdiniani di Ala e qualche voto da Fi.
Le uniche cose sicure a questo punto sono tre date: il 15 gennaio, giorno in cui il capogruppo Zanda convocherà i senatori per discutere la posizione da assumere rispetto al ddl Cirinnà. Il 22, giorno in cui scadono i termini per la presentazione degli emendamenti (compreso quello preparato da 27 senatori cattolici del Pd per sostituire la stepchild adoption con un affido «rafforzato»). E infine il 26, quando comincerà la discussione vera e propria in aula. In mezzo c’è invece il 23 gennaio, giorno in cui scenderanno in piazza in difesa della stepchild adoption le associazioni lgbt preoccupate da possibili stravolgimenti della legge e dal nuovo Family day in difesa della famiglia «tradizionale» annunciato dai cattolici. «Non si tratta di contrapporre una piazza a un’altra», spiegano Arcigay, Arcilesbica. Agedo, Famiglie Arcobaleno e Mit.
«Chiediamo al governo e al parlamento di guardare in faccia la realtà e di legiferare al più presto per fare in modo che non ci siano più discriminazioni e di approvare leggi che riconoscono la piena dignità e i pieni diritti delle perone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali».
Di tutte le possibili mediazioni ventilate sulla stepchild adoption, nessuna sembra in grado di ricompattare sia la maggioranza che il Pd. Né un’ipotetica sanatoria per le situazioni già esistenti seguita dall’impossibilità di riconoscere in futuro i bambini nati grazie alla maternità surrogata, né quella di introdurre paletti più rigidi alla stepchild adoption, subito scartata visto che già oggi a decidere sull’adozione o meno è un giudice.
Anche il temuto (o auspicato) intervento da parte del Quirinale sembra in realtà inesistente. Vero che i rapporti tra premier e presidente della Repubblica sono freddini, ma perché Mattarella dovrebbe intervenire su una legge che ancora non è neanche stata approvata n rima lettura? Circa i presunti dubbi di costituzionalità, se anche ci fossero non riguarderebbero certo a stepchild adoption (su cosa?) quanto semmai l’affido «rafforzato» visto che garantirebbe a genitore e bambini maggiori tutele rispetto ai genitore bambini regolati dall’affido tradizionale, creando così un’evidente disparità di trattamento. «Niente pasticci», avverte non a caso il senatore Pd Sergio Lo Giudice. O il Pd decide di fare una legge secondo il modello tedesco, come promesso da Renzi, oppure è meglio che lasci perdere, dichiari il suo fallimento e lasci che siano i giudici a decidere sul diritto italiano e comunitario».
Per la verità le cose non vanno tanto bene neanche sul fronte opposto, quello contrario all’adozione in una coppia omosessuale del figlio del partner. Insieme agli ultrà del no a tutti i costi, si registrano infatti anche la posizione di chi, come Fabrizio Cicchitto, vede come possibile un accordo sull’ipotesi di un affido«rafforzato». E il capogruppo Renato Schifani annuncia una riunione dei senatori di Ap nella quale si potrebbe anche decide per la libertà di coscienza. Infine una brutta notizia per le associazioni cattoliche che hanno indetto il Family Day per la fine del mese. Per quanto contraria al ddl Cirinnà, la Cei ha preso in qualche modo le distanze dalla manifestazione.
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