Un accordo tra Unione europea e Gran Bretagna sulla gestione dei flussi dei migranti nel Canale della Manica. Dal punto di vista politico è il risultato migliore uscito dal vertice dei ministro dell’Interno di Francia, Belgio, Olanda e Germania insieme a esponenti dell’Unine europea che si è tenuto domenica a Calais dopo il naufragio che nei giorni scorso è costato la vita a 27 migranti. Non si tratta di u grande risultato, anche perché i termini dell’accordo verranno messi nei su bianco in una lettera che il premier francese Jean Castex invierà oggi al l’omologo britannico Boris Johnson. Una cosa è certa: rinviare in Francia i migranti che riescono ad arrivare in Gran Bretagna come vorrebbe Londra, non è possibile per il semplice fatto che con la Brexit la Gran Bretagna non può più appellarsi a quanto previsto dal regolamento di Dublino.

Da qui la necessità di scrivere nuove regole anche se è prematuro anche solo ipotizzare quali potrebbero essere visti gli interessi contrastanti dei due Paesi. Per ora si sa solo che gli accordi di Le Touquet, che permettono alla polizia britannica di pattugliare le coste francesi, non verranno toccati mentre la Francia ha annunciato che raddoppierà il numero di agenti attualmente impiegati per contrastare le partenze dei migranti.

Dopo tanto parlare, anche i risultati dal punto di vista più strettamente operativo sono abbastanza scarsi. Da oggi un aereo di Frontex, l’Agenzia europea per le frontiere, sorvolerà la Manica. Per il ministro francese dell’Interno Gerald Darmanin Frontex «potrà aiutare giorno e notte le polizie francesi, olandese e belga» nella lotta al ai passeur. Dal vertice però non sarebbe uscita nessuna misura concreta riguardo a u aumento dei mezzi di pronto intervento per il salvataggio dei migranti che dovessero trovarsi in difficoltà nei 30 chilometri di mare che separano Calais dalle scogliere di Dover.

La tensione tra i due Paesi resta comunque ancora alta. In un’intervista al Guardian Darmanin ha infatti accusato il governo britannico di ambiguità, mostrandosi dialogante nei colloqui privati ma attaccando al Francia in pubblico: «Più la Francia viene usata come un sacco da boxe per la politica interna britannica e sentiamo affermazioni provocatorie come ’la Francia deve riprendersi tutti i migranti’ – ha detto Darmanin – più diventa difficile trovare soluzione».