Sarà il conservatore cattolico Péter Márki-Zay a misurarsi con Viktor Orbán alle elezioni politiche ungheresi in programma per il prossimo anno. Il ballottaggio si è concluso sabato scorso con il successo dell’attuale sindaco di Hódmezovásárhely (Ungheria del Sud) che ha ottenuto il 56,7% dei voti contro il 43,3% di Klára Dobrev, candidata di Coalizione Democratica (Dk, centro-sinistra). Pensare che proprio Dobrev aveva prevalso al primo turno, seguita dal sindaco di Budapest Gergely Karácsony (Dialogo per l’Ungheria, Pm, ecologisti di centro-sinistra). Al terzo e ultimo posto del gruppo dei tre nomi che dovevano emergere al primo turno, si era piazzato Márki-Zay a favore del quale Karácsony aveva ritirato la sua candidatura persuaso, insieme al candidato conservatore, che Dobrev non sarebbe stata la figura più adatta a rappresentare la lista unitaria di opposizione in quanto moglie di Ferenc Gyurcsány, fondatore e leader di Dk ed ex premier socialista. Un personaggio controverso del mondo politico ungherese.

È NOTO CHE DIVERSI partiti avversari delle forze governative hanno dato vita a un fronte comune nel quale sono confluiti soggetti di diverso indirizzo: si vai dai socialisti ai nazionalisti di Jobbik passando per centristi, verdi e liberali. Denominatore comune: l’impegno contro il sistema orchestrato da Orbán. È la prima volta, da quando il premier è tornato al potere, cioè dal 2010, che diverse forze politiche di opposizione riescono a trovare un’intesa a livello nazionale in funzione del voto legislativo. In precedenza si era creato uno scenario di questo genere solo su scala locale, alle amministrative del 2019 vinte nettamente dagli avversari di Orbán.

ANCHE LE PRIMARIE sono state una modalità inedita per la pratica politica ungherese. Con i gazebo allestiti nelle piazze e la collaborazione di migliaia di volontari, l’obiettivo era quello di presentare al voto dell’anno prossimo un unico candidato in tutte le circoscrizioni uninominali.

L’esperienza è stata definita un successo sul piano della partecipazione: circa 634.000 persone hanno votato al primo turno, quasi altrettante al ballottaggio.

IL SECONDO TURNO è stato caratterizzato da un dibattito acceso fra i due contendenti: Dobrev ha accusato l’avversario di non essere in grado di tenere unita l’alleanza dei partiti del blocco anti-Orbán, e di non essere adatto a vestire i panni di primo ministro. Márki-Zay si è definito l’unica speranza per l’opposizione data la posizione in un certo qual senso delicata di Dobrev sulla quale pesa il marito e il suo passato ingombrante. Un episodio su tutti risalente al 2006: in una riunione a porte chiuse con i suoi, avvenuta dopo aver vinto le elezioni proprio contro Orbán, Gyurcsány avrebbe ammesso di aver mentito agli elettori per vincere. La registrazione del colloquio venne poi diffusa a livello mediatico scatenando proteste, disordini e un presidio permanente di circa un mese di fronte al parlamento da parte di dimostranti che chiedevano le dimissioni del premier.

Per Karácsony, Márki-Zay ha il pregio, rispetto a Dobrev, di potersi rivolgere ad un elettorato più ampio: non solo al centro-sinistra ma anche ai liberali e alla destra moderata. 49 anni, risulta essere economista, ingegnere, storico. Candidato indipendente sostenuto da un ampio movimento civile, è ora il volto dell’istanza di cambiamento. Le forze governative ostentano fiducia in un loro nuovo successo, Gyurcsány ha riconosciuto la sconfitta della sua candidata e assicurato il suo appoggio allo sfidante di Orbán.