La guerra diplomatica tra russi e britannici prosegue senza soste. Ieri nel tardo pomeriggio Marya Zacharova, portavoce ufficiale di Sergey Lavrov ha convocato i giornalisti al ministero degli esteri a Mosca per annunciare che altri 50 diplomatici inglesi dovranno fare le valigie entro una settimana.

«SI TRATTA DI RIPORTARE la parità tra il numero dei nostri funzionari presenti in Gran Bretagna e i loro presenti qui» è stata la giustificazione ufficiale.

In realtà si è trattata di una delle tante mosse nella complicata partita scacchi che si gioca in questi giorni tra Londra e Mosca. In serata Zacharova si trasferiva negli studi di Quinto Canale per registrare una lunga intervista. Secondo la diplomatica «l’occultamento delle informazioni, la mancata divulgazione dei dettagli di quanto accaduto a Skripal e il comportamento del governo suggerisce che dietro ci siano i loro servizi». Quanto sta accadendo somiglierebbe molto alle inchieste e ai processi di epoca staliniana: «è infatti paradossale che l’Occidente sia diventato un apologeta involontario della storia dell’Urss, e in particolare quella degli anni ’30 del secolo scorso, di quella storia di repressione e di accuse senza processo. Ora l’Occidente si comporta allo stesso modo. Siamo agli anni ’30… solo su scala mondiale» ha sostenuto. Del resto risulta sempre più difficile comprendere i motivi per i quali l’atteggiamento britannico fu molto più cauto in occasione del «caso Litvinenko» l’ex agente russo avvelenato con Polonio-210 nel 2006, malgrado allora gli indizi che portavano a Mosca fossero assai più consistenti.

L’ALTRO IERI MATTINA intanto il Foreign Office aveva fatto trapelare la notizia della prossima chiusura della Camera di Commercio russo-britannica a Londra. A cui seguiva la perquisizione da parte di Scotland Yard dell’aereo del volo di linea Aeroflot per Mosca in partenza da Heatrhow. La polizia non risparmiava l’obbligo di scendere dal velivolo neppure a tutto il personale di bordo.
La reazione del Cremlino parlava di «provocazione inaudita». Ieri l’ambasciatore russo Alexander Yakovenko a Londra è voluto tornare sulla perquisizione dell’aereo dell’Aeroflot per mandare un messaggio obliquo al governo inglese.

«Sull’aereo ci cercava qualcosa legata al caso Skripal o forse a quello Glushkov» dichiarava a Rossiya1 l’ambasciatore. Nikolay Glushkov ex oligarca e amico di Boris Berezovsky era stato trovato morto in casa sua dopo pochi giorni l’avvelenamento di Sergey Skripal ma la polizia britannica aveva chiuso fulmineamente l’inchiesta escludendo ogni collegamento tra i due casi e parlando di suicidio.

TANTA SOLERZIA non aveva non potuto insospettire la procura russa che apriva un «fascicolo Glushkov», ma si badi bene, per omicidio. L’improvvisa morte di Glushkov è di uno dei pezzi del puzzle ancora da collocare in questa vicenda, che forse potrebbe aprire scenari ancora inesplorati. A nessuno del resto è sfuggito che tra il 2004 sono ben 12 le morti misteriose nel crocevia londinese legate ai rapporti politici ma anche affaristici tra la Russia e la Gran Bretagna.

Proprio per questo l’ambasciata russa ha chiesto urgentemente alle autorità del Regno Unito di poter vedere Yulia, la figlia di Sergey Skripal anche lei avvelenata il 4 marzo a Salisbury. Nella richiesta (ovviamente ignorata) si faceva notare gli aspetti dell’«assistenza consolare, anche di natura legale, ai nostri cittadini in difficoltà. Come saprete, Yulia Skripal risiede permanentemente in Russia ed era venuta nel Regno unito solo per alcuni giorni». Le notizie filtrate negli ultimi giorni infatti parlavano di un inaspettato miglioramento della ragazza, ed è del tutto chiaro che a Mosca si tema la sua manipolazione da parte britannica.