«Le donne sono una rivoluzione nella rivoluzione: quanto di più rivoluzionario abbia fatto la nostra Rivoluzione». Fidel Castro si esprimeva così nel ’62 al I Congresso de la Federacion de Mujeres Cubanas (Fmc). La Federazione, creata il 23 agosto del 1960 fu uno dei momenti più significativi nella lotta per l’uguaglianza di opportunità e possibilità tra donne e uomini, sostenuta con forza da dirigenti come Vilma Espin, che ha guidato la Fmc fino alla morte, nel 2007.

Le donne hanno contribuito fin da subito alla rivoluzione, a partire dall’assalto al Cuartel Moncada, guidato dal giovane Fidel Castro nel 1953. Tra queste, Melba Hernandez e Haydée Santamaria, che fecero conoscere La storia mi assolverà, il famoso discorso che Fidel pronunciò durante il processo per l’assalto alla caserma Moncada. Insieme a Celia Sanchez, che poi sarà ministra della Presidenza, Haydée parteciperà alla guerriglia nella Sierra Maestra. Il Movimento 26 de Julio ha contato su una forte partecipazione femminile.

Dopo la vittoria, la sfida delle donne fu da subito quella di trasformare i modelli culturali e ideologici tradizionali, sia negli spazi pubblici che privati. Uno dei grandi obiettivi raggiunti è stato quello dell’inserimento in tutte le sfere della vita sociale del paese: nell’economia, nella scienza, nei servizi, nella tecnica, nella cultura, nello sport. Oggi le donne rappresentano il 66% della forza tecnica e professionale del paese, il 78,6% della magistratura, e sono presenti a tutti i livelli del potere popolare. Cuba è fra le tre nazioni al mondo con la più alta presenza di donne nelle sfere di governo. La libertà femminile è garantita da leggi avanzate in ogni settore, a partire dal Codice della famiglia e Cuba è uno di pochi paesi dell’America latina che garantisce l’aborto libero e gratuito.

Un cammino, tuttavia, a tutt’oggi non privo di ostacoli, già evidenziati da Fidel nel discorso di chiusura del II Congresso della Fmc: a partire dal del sessismo nel linguaggio: «C’è l’abitudine linguistica di collocare l’uomo al centro -disse allora – e questo riflette la disuguaglianza… Deve arrivare il giorno in cui avremo un Partito di uomini e donne,una direzione di uomini e donne, uno Stato e un governo di uomini e donne. Credo che tutti i compagni siano coscienti che questa è una necessità della Rivoluzione, della società e della storia».