Come punire l’aggressore russo e aiutare l’Ucraina a ripartire quando la guerra sarà finita? Gli alleati di Kyiv ne discuteranno a Parigi, alla Conferenza sulla ricostruzione convocata il 13 dicembre. Intanto ieri, la Commissione europea ha proposto la creazione di un “tribunale specializzato”, con il sostegno dell’Onu, incaricato di indagare sul crimine di aggressione da parte della Russia, con l’obiettivo di perseguire i principali responsabili, il presidente Putin, il primo ministro e il ministro degli Esteri. Era una domanda dell’Ucraina, che ha espresso soddisfazione per la proposta Ue (dopo aver protestato per le cifre «lontane dalla realtà» sui morti civili e militari ucraini, comunicate dalla presidente della Commissione e poi ritirate dal testo pubblicato).

URSULA VON DER LEYEN, ha precisato che la Ue, pur proponendo il tribunale speciale, continuerà a sostenere la Corte Penale Internazionale, interpellata dall’Ucraina già nel 2014 e che nel febbraio scorso ha aperto un’inchiesta. Per von der Leyen, la Russia «deve pagare per gli orribili crimini», anche dal punto di vista finanziario: «Con i partner ci assicureremo che la Russia paghi per le devastazioni causate, congelando i fondi degli oligarchi e le riserve della Banca centrale». La Ue ha congelato 300 miliardi della Banca centrale russa e 19 miliardi di proprietà di oligarchi. Le perdite dell’Ucraina con la guerra sono intorno ai 750 miliardi, il paese accumula un deficit di 5 miliardi al mese, mentre Kyiv ha ricevuto finora circa 90 miliardi di euro da 41 paesi alleati, per aiuti militari, finanziari e umanitari, secondo i dati dell’istituto Kiel per l’economia mondiale diffusi l’11 novembre: 52 miliardi dagli Usa (di cui 27,6 per aiuti militari), 29 dalla Ue (16 da Bruxelles, 13 dai paesi membri), con Lettonia e Estonia in testa rispetto al pil (più dello 0,8%), seguiti dalla Polonia (0,49%) e dalla Norvegia (0,38%), mentre Washington, primo finanziatore in assoluto, ha versato lo 0,2% del pil (e la Francia lo 0,04%).

IL PROGETTO di un tribunale speciale solleva molti problemi, giuridici e politici, per il momento irrisolti, che riguardano al tempo stesso il ricorso alla Corte Penale Internazionale, che né la Russia né l’Ucraina hanno ratificato e che sarebbe competente solo per i crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati in Ucraina ma non per il crimine di “aggressione”. Inoltre, il solo mezzo legale per far intervenire la Corte dell’Aja è un voto al Consiglio di sicurezza dell’Onu, ma qui la Russia, che è membro permanente, ha diritto di veto. Un modo per aggirare questo veto sarebbe di portare la questione di fronte all’Assemblea generale dell’Onu (un paese, un voto), dove l’occidente spera di poter avere la maggioranza (ma all’ultimo voto, il 14 novembre scorso, c’è stata una vittoria risicata per la creazione di un “registro” per i reclami ucraini con l’obiettivo di chiedere risarcimenti alla Russia). Per aggirare l’ostacolo della non ratifica russa della Cpi, «un tribunale ad hoc competente per crimini di aggressione permetterebbe di perseguire giuridicamente i più alti dirigenti russi, che altrimenti godrebbero dell’immunità», ha precisato von der Leyen.
L’Olanda, che ospita all’Aja la Cpi, è disposta ad accogliere il tribunale speciale, che potrebbe prendere la forma di un “tribunale ibrido”. «Troveremo i mezzi legali», ha promesso von der Leyen.

NELLA UE A SOSTENERE questa ipotesi per il momento sono una decina di paesi, mentre 14 hanno già aperto inchieste sui crimini commessi in Ucraina, sia a titolo personale (danni per i cittadini Ue) sia per competenza universale e il G7 ha annunciato martedì un coordinamento delle inchieste in corso. La Francia finora ha frenato sull’ipotesi di un tribunale speciale e né Usa né Gran Bretagna si sono finora mostrati molto entusiasti.

Dal punto di vista finanziario, Von der Leyen afferma che «abbiamo i mezzi per far pagare la Russia». Ma anche su questo fronte, ci sono ostacoli: a Lugano nel luglio scorso, a una riunione sulla ricostruzione dell’Ucraina, la Svizzera (che ha più di 200 miliardi degli oligarchi nelle sue banche) ha frenato, in nome del diritto di proprietà. La Ue propone di istituire un reato di “evasione delle sanzioni” per legalizzare eventuali sequestri. Anche Canada e Gran Bretagna ci stanno pensando.