«L’importante verrà dopo», aveva affermato Marichuy, l’ex aspirante alla presidenza del Messico in rappresentanza del Consiglio Nazionale Indigena, prima delle elezioni vinte trionfalmente dal candidato progressista Andrés Manuel López Obrador (chiamato popolarmente Amlo). Se si vuole davvero realizzare un cambiamento, aveva spiegato la portavoce indigena, bisogna costruire un’organizzazione dal basso, a partire dai quartieri, dalle città, dalle comunità indigene.

All’indomani della storica vittoria di Amlo, un’altra donna, la teologa ecofemminista Marilú Rojas Salazar, ribadisce anche lei che il compito più difficile è quello che inizia ora. Perché, afferma nell’intervista che ci ha concesso, non basta aver votato per un «buon presidente», bisogna vigilare attentamente perché il suo governo mantenga le promesse.

Stavolta l’élite imprenditoriale e politica messicana non ha potuto fermare il cambiamento. Troppo profondo il desiderio di voltare pagina?

La vittoria di Amlo è il trionfo del popolo, un popolo stremato dalla corruzione, dai casi di scomparsa forzata, dalle violenze scatenate dai governi del Pri e del Pan, stanco di una povertà in costante crescita, sfinito dalla disoccupazione e dalle promesse non compiute. Il popolo, con il suo voto, ha voluto punire il narcogoverno che per decenni ha retto il Paese saccheggiandolo legislatura dopo legislatura. Si può avere un’idea della ricchezza del Messico guardando agli impressionanti saccheggi realizzati nel Paese ogni sei anni.

Con questo voto si è voluto dire basta a casi come quello dei 43 giovani desaparecidos di Ayotzinapa e alla realtà di almeno due generazioni di giovani assassinati in tutto il Paese o schiavizzati dalla criminalità organizzata; basta ai femminicidi (a un ritmo di otto donne uccise ogni giorno); basta alla corruzione dello Stato; basta alle riforme che hanno condotto il Paese alla bancarotta; basta alla criminalizzazione dei lavoratori, degli insegnanti, dei contadini, degli indigeni. Il trionfo di Amlo significa che il popolo messicano si è voluto riprendere il potere. Che la speranza militante ha vinto la cultura della paura che si era imposta nella legislatura passata.

In un contesto di violenza e di corruzione, Amlo sembra aver vinto grazie alla semplice proposta di qualcosa di nuovo. Ma quanto sono fondate le speranze di un cambiamento reale, considerando l’alleanza della sua forza politica con il partito di destra Encuentro Social e la sua vicinanza a settori della classe imprenditoriale?

Non c’è spazio per l’ingenuità: dietro la proposta di governo di Amlo si incontrano anche esponenti dal passato politico assai discutibile. E neppure si può pensare di riuscire a trasformare un intero Paese esclusivamente votando per un «buon presidente» e aspettando passivamente che il cambiamento scenda dall’alto. Dovremo vigilare con attenzione affinché Amlo tenga fede alle sue promesse e spazzi via le istituzioni vecchie e corrotte. Per farlo c’è bisogno di partecipazione e di una cittadinanza cosciente, critica e impegnata.

Quali sono le aspettative dei popoli indigeni? Cosa ha lasciato l’esperienza della candidatura di Marichuy?

Amlo ha assunto diversi impegni con i popoli indigeni. Ora è il momento di mantenere la parola. Si tratta di dare impulso alle esperienze già esistenti nelle comunità indigene, di ispirarsi alle loro forme di organizzazione per superare l’attuale presidenzialismo in direzione di altri modelli di governo. Il merito di Marichuy è stato quello di smascherare la natura machista-patriarcale, razzista e classista della stessa società messicana: non è solo il governo a dover cambiare, siamo anche noi cittadini/e a dover intraprendere un processo di trasformazione personale e sociale.

In un’ottica ecofemminista, cosa è possibile attendersi dal prossimo governo?

L’ecofemminismo è una proposta politica anti-razzista, anti-sessista e anti-elitaria orientata al cambiamento delle attuali relazioni di dominazione, verso la creazione di una società più equa e inclusiva e attenta alla cura della nostra casa comune. Perlomeno a livello di proposte, esistono alcune indicazioni importanti nel progetto di Amlo, come il sostegno all’agricoltura, in maniera che le persone non siano costrette a emigrare a causa della disoccupazione e della povertà; la difesa dell’acqua; la protezione dei difensori della terra, molti dei quali sono stati assassinati in questi anni; la presenza di un buon numero di donne nella sua squadra di governo. Ci attende tuttavia una dura lotta rispetto all’elaborazione di politiche energetiche alternative e di proposte innovative ed efficaci in campo ambientale. E molto bisognerà vigilare affinché il principio «Prima i poveri», su cui ha insistito Amlo, e che attraversa anche la proposta ecofemminista, diventi realtà nel Paese.