L’Unione europea, paralizzata di fronte alla nuova crisi dei rifugiati al confine tra Turchia e Grecia e nelle isole dell’Egeo, non riesce ad andare oltre il minimo comune denominatore tra Stati.

Ieri, mentre l’europarlamentare della Gue Stelios Kouloglu ha confermato la denuncia dell’esponente di Die Linke, Katharina König-Preuss, sulla presenza di elementi dell’estrema destra neo-nazista tedesca ai confini tra Grecia e Turchia e sulle isole di Chio e Lesbo (foto rivelano che ci sono anche estremisti austriaci), con lo scopo di aggredire i rifugiati, la Commissione ha annunciato la preparazione di misure di sostegno alla Grecia, per la «protezione» e per «trovare un luogo sicuro in Europa» a favore dei minori non accompagnati presenti alla frontiera e nelle isole.

È la promessa che ha fatto al primo ministro di Atene Kyriakos Mitsotakis la presidente Ursula von der Leyen, che martedì si era recata in Grecia con i presidenti del Consiglio (Charles Michel) e dell’Europarlamento (David Sassoli).

La prossima settimana andrà in Grecia, per definire i dettagli di questa protezione, la commissaria agli Affari interni Ylva Johansson. Il governo greco continua a sostenere che «solo il 4% di coloro che hanno illegalmente oltrepassato la frontiera vengono dalla Siria, la grande maggioranza viene da Pakistan, Afghanistan, da sud del Sahara», ha detto il ministro degli Esteri, Giorgos Gerapetritis, accusando la Turchia di «industrializzazione» della pressione dei migranti «per obiettivi geopolitici e diplomatici».

Ieri a Zagabria, sotto presidenza croata, si sono riuniti i ministri degli Esteri della Ue. I 27 hanno espresso «solidarietà» a Grecia, Bulgaria e Cipro e «respinto con forza l’uso delle pressioni attraverso i migranti fatto dalla Turchia con scopi politici».

Per Mr. Pesc, Josep Borrell, «la Turchia ha un grosso fardello e noi dobbiamo capirlo» (più di tre milioni di rifugiati), «ma al tempo stesso non possiamo accettare che i migranti vengano usati come strumenti di pressione».

Per la Ue, la Turchia deve rispettare l’accordo sui migranti del 2016 e il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ha precisato che Bruxelles «non darà direttamente soldi alla Turchia», ma come sempre «a gruppi di aiuto sul terreno» (invece Erdogan vorrebbe riceverli direttamente), «non dobbiamo reagire alle pressioni che la Turchia sta esercitando su di noi dando più soldi» dei sei miliardi promessi nel 2016 (e non ancora tutti versati).

Borrell si è felicitato per il cessate il fuoco a Idlib raggiunto da Erdogan e Putin: «È una buona notizia, almeno è un auspicio, vediamo come funziona». La Ue ha stanziato 60 milioni di euro per far fronte all’emergenza (sanitaria, alimentare, alloggio) nel nord-ovest della Siria e per giugno ha annunciato una Conferenza dei donatori a Bruxelles.

«I paesi della Ue vogliono fornire un aiuto umanitario a Idlib – ha affermato il ministro olandese, Stef Blok – La sfida è farlo arrivare nell’area e per questo il cessate il fuoco aiuta. Una no-fly zone aiuterebbe ancora di più». La Ue porterà questa richiesta all’Onu.