«Mi auguro che Meloni sappia distinguere tra il suo ruolo di leader di un grande paese e quello politico di capo dei conservatori. E che votino Von der Leyen». Parola di Pier Ferdinando Casini. Allineato con lo spicchio italiano del Ppe, Forza Italia e Antonio Tajani, l’inossidabile democristiano prova a spingere la presidente del Consiglio verso il sostegno all’Ursula bis. Un invito alla responsabilità istituzionale antitetica alla strategia del suo vice Salvini, che da giorni propone un’alternativa alla coalizione Ursula bis, facendo di tutto per mettere in difficoltà la presidente del Consiglio.

L’impresa del neo gruppo all’Eurocamera Patrioti per l’Europa, su cui il segretario della Lega si è imbarcato, vedrà la luce domani, non a caso subito dopo i risultati delle legislative francesi, dalle quali non è un mistero le destre sovraniste si attendono molto. Intanto il progetto lanciato dal premier ungherese Viktor Orbán domenica scorsa continua a fare proseliti. Ultima in ordine di tempo arriva l’adesione del sovranista Partito popolare danese, guidato da Anders Vistisen. Il giovane leader di estrema destra, unico eurodeputato eletto, si era già fatto notare come candidato di punta del gruppo Id, anche se più che altro in funzione di guastafeste contro i rivali Spitzenkandidaten, al cui sistema gli identitari si erano rifiutati di aderire.

Quanto a xenofobia e nazionalismo, Vistisen ha tutte le credenziali per unirsi ai Patrioti. Diversa però la posizione sul conflitto tra Mosca e Kiev, dove Vistisen è schierato a sostegno di quest’ultima. Con l’ultimo ingresso, il gruppo orbaniano avrebbe soddisfatto i requisiti necessari – almeno 23 membri da 7 paesi – per formarsi. Al suo interno ci sono già le delegazioni dell’ungherese Fidesz (10 eurodeputati), del ceco Ano (7), dell’austriaco Fpoe (6), dello spagnolo Vox (6) e dell’olandese Pvv (6), del portoghese Chega, oltre che appunto del Df danese (1). Con il travaso da Id arriverà la Lega (8) e il Rassemblement national di Marine Le Pen (30). Obiettivo dichiarato dai Patrioti, quello di scavalcare Ecr al terzo posto delle famiglie politiche all’Eurocamera, dopo Ppe e socialisti. Tutto lascia pensare che la loro iniziativa politica ruoterà intorno ad una leadership forte, quella di Orbán insieme forse a Le Pen, per costituirsi come alternativa alla maggioranza Ursula bis. Ma anche alla destra, non meno estrema, ma più governativa, di Meloni, del premier Ceco Petr Fiala e del polacco Pis (sempre se e finché resterà all’interno dei Conservatori).

Il progetto di sorpasso a destra è funzionale alla strategia di Salvini, in aperta competizione con gli alleati di governo, Tajani e Meloni. L’ultima punzecchiatura è arrivata dalla Camera, dove il salviniano Claudio Borghi ha sfidato il governo presentando un emendamento al decreto liste d’attesa per cancellare l’obbligo vaccinale per i minori. «L’obbligo genera diffidenza», sostiene il leghista chiamando in causa i Fratelli: «Ora vedremo chi vuole condividerlo e che idea ha FdI, che in tanti casi ha condiviso le mie preoccupazioni». Silenzio da Meloni, replica a stretto giro il partito di Tajani: «Siamo sempre stati per la scienza e per i vaccini, non cambiamo idea». A Bruxelles intanto, Von der Leyen ha davanti a sé la settimana più difficile: vedrà i Verdi e anche Ecr continuando a trattare per assicurarsi i loro voti. Meloni è tra due fuochi e anche per lei è tempo di decidere: accettare il pressing di Tajani o arrendersi alla cavalcata dei Patrioti, Salvini incluso.