Martedì prossimo inizieranno ufficialmente i negoziati per l’adesione dell’Ucraina e della Moldavia all’Unione europea. Ieri il Consiglio Economia e Finanza dell’Ue (Ecofin) ha approvato il quadro negoziale dei due Paesi est europei che spalanca le porte per Kiev e Chisinau all’ingresso nell’Unione. Il presidente ucraino ha definito la decisione dei 27 stati membri «un passo storico» e il suo ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, ha vantato i «tempi record» con i quali Kiev è stata ammessa al tavolo finale.

All’inizio della prossima settimana, inoltre, il Consiglio Affari Esteri Ue dovrebbe discutere dell’accordo che stabilisce gli impegni di sicurezza con l’Ucraina. Secondo fonti citate dalle agenzie di stampa, la firma dovrebbe avvenire già mercoledì prossimo, ovvero un giorno dopo l’apertura del tavolo negoziale. A conclusione di una giornata ricca di notizie positive per il governo di Volodymyr Zelensky, il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, ha dichiarato che «l’Ucraina dovrebbe ricevere 1.9 miliardi di euro di prefinanziamento la prossima settimana. I pagamenti regolari avranno luogo dall’autunno». Parte di questi pagamenti saranno effettuati grazie ai ricavi provenienti dagli asset russi congelati.

Alcune questioni restano tuttavia molto problematiche per l’adesione di Kiev alla Ue. Due in particolare: la corruzione e i diritti civili. Sulla prima il governo centrale ha agito in modo molto scenografico licenziando nei mesi decine di funzionari e ministri accusati di peculato, concussione e appropriazione indebita. Ma, come evidenziano molti centri studi, c’è ancora molto da fare. La corruzione è un problema endemico degli stati post-sovietici nei quali gli oligarchi giocano un ruolo di primo piano. Si noti che l’Ucraina prima dell’invasione russa era tra i Paesi più corrotti del mondo e che per anni ha detenuto questo triste primato in Europa. Un altro ostacolo all’eventuale ingresso nell’Ue è la libertà di stampa. Secondo un lungo articolo pubblicato dal New York Times qualche giorno fa: «Giornalisti e gruppi che monitorano la libertà di stampa stanno lanciando un allarme su quelle che, a loro dire, sono le crescenti restrizioni e pressioni sui media in Ucraina sotto il governo del Presidente Volodymyr Zelensky, che vanno ben oltre le necessità belliche del Paese». Per i giornalisti locali e per alcuni media, «una serie di casi recenti hanno evidenziato un ambiente di informazione sempre più restrittivo» nonostante, come riconosce il Nyt stesso, «i giornalisti ucraini abbiano accettato in larga misura le regole di guerra».