Martedì e ieri l’opposizione «moderata» ucraina al presidente Poroshenko ha mostrato i muscoli. Julija Timoshenko e Michail Saakashvili sono riusciti a portare in piazza a Kiev, per ben due volte in giorni feriali, quasi 10 mila persone e a formare un accampamento permanente davanti al parlamento che rimanda alla memoria la stagione della Maidan di 4 anni fa. Il «movimento» chiede misure anti-corruzione più severe ma l’obiettivo esplicito di Saakashvili è  rovesciare il governo. Ieri pomeriggio la Rada ha approvato la revisione della Costituzione per togliere l’immunità ai parlamentari, ma la piazza non sembra essere soddisfatta e si sono verificati alcuni scontri con la polizia, di lieve entità. Il capo delle forze dell’ordine di Kiev ha affermato di temere che «tra i manifestanti possano esserci uomini armati e provocatori professionisti».

Julija Timoshenko, che costruì le sue fortune finanziarie negli anni 2000 con società intermediarie nell’acquisto di petrolio russo, divenne l’anima populista della rivoluzione arancione del 2006 creando il suo movimento «Patria». Dopo alterne vicende è riemersa sulla scena politica nel 2014: con la sua pattuglia parlamentare conduce da allora una dura opposizione al governo di Poroshenko giudicato corrotto e incapace di risolvere la crisi del Donbass.

«Misha» Saakashvili è invece un avventuriero politico georgiano. Da sempre legato alla Cia e ai circoli più reazionari di Washington divenne presidente della Georgia grazie al loro sostegno nel 2005, prima di provocare un conflitto militare con la Russia nel 2008 che si concluse in un disastro. Accusato di molti reati in madrepatria, espatriò negli Usa dove trovò il modo di farsi riciclare, questa volta in Ucraina, diventando consigliere di Poroshenko e poi presidente della provincia di Odessa. Entrato in contrasto con il presidente ucraino e accusato di malversazioni, ha perso anche la cittadinanza del paese slavo e si è ritrovato apolide negli Usa.

A Washington quest’estate è stato preparato il suo rientro in grande stile nella vita politica ucraina: obbiettivo rovesciare l’incerto Poroshenko e preparare la ripresa della guerra nel Donbass. Dopo aver assoldato qualche centinaia di ex miliziani del battaglione «Donbass» e incassato il sostegno della Timoshenko è rientrato illegalmente in Ucraina qualche settimana fa e ha fondato un nuovo partito politico, il «Movimento delle Forze Nuove».

L’alleanza tra la “pasionaria” della rivoluzione arancione e l’ex-presidente georgiano resta però tattica e potrebbe mostrare presto delle crepe. Secondo il professore di sociologia di Kiev Volodymyr Ishechenko senza la convergenza dell’estrema destra di Pravij Sektor «le manifestazioni di questi giorni non avranno molto futuro». Estrema destra, presente solo alla spicciolata alla manifestazione di martedì ma che ha realizzato domenica scorsa, per l’anniversario della fondazione del movimento neofascista di Stepan Bandera 77 anni fa, una fiaccolata a Kiev a cui, secondo la polizia, hanno partecipato 17.000 persone. La stampa ucraina l’ha definita la più grande manifestazione dell’estrema destra mai tenuta nel paese.

In una situazione in cui la ripresa dell’economia resta asfittica e alla vigilia della presentazione in parlamento di una impopolare riforma delle pensioni fortemente voluta dall’Unione Europea, ogni eventualità resta aperta.

Saakashvili intanto prepara le manifestazioni del week-end. Molti torpedoni carichi di oppositori al governo – non si sa se prezzolati o genuinamente convinti – partiranno nella notte di venerdì dalla provincie occidentali del paese, sostiene il giornale Segodnya.

Come nella tradizione della politica ucraina il braccio di ferro tra governo e opposizione potrebbe essere destinato a durare a lungo e a produrre imprevedibili svolte in una crisi politica che si trascina ormai da oltre 10 anni.