Hanno raccolto il 10,6% dei voti. Chiuse in Sardegna le urne, i numeri dicono che le tre liste a sinistra del Pd sarebbero, se fossero un unico partito, la terza forza politica regionale dopo Pd (13,9%) e Fratelli d’Italia (13,8%). Ma Alleanza Verdi Sinistra, Progressisti e Sinistra futura insieme non sono. In campagna elettorale ciascuna di queste sigle è andata per conto proprio, anche se tutte si sono schierate nella coalizione che ha portato Alessandra Todde alla guida dell’isola. Avs è arrivata al 4,6%, i Progressisti di Massimo Zedda si sono attestati sul 3,1% e Sinistra futura ha totalizzato il 2,9%. Complessivamente un potenziale più che rilevante.

Massimo Zedda
L’implosione di Sel ha lasciato sul campo schegge sparse. Rimetterle insieme è complicato. Ma si è attivata una sintonia che ha dato ottimi risultati
Avs e Progressisti non hanno, diciamo così, bisogno di molte presentazioni. Avs Sardegna è emanazione di Avs nazionale. I Progressisti invece sono un partito regionale la cui storia comincia con il movimento dei sindaci arancione che, nelle amministrative del 2011, si affermò in grandi città come Napoli, Genova, Milano e Cagliari (Zedda è stato sindaco del capoluogo regionale). Anche Sinistra Futura è un partito regionale, che però è nato solo un anno fa e che fuori dall’isola non è granché conosciuto. È necessario quindi spiegare un po’. Sinistra futura è il risultato della confluenza tra iscritti a Leu-Articolo 1 che non hanno seguito i loro compagni di partito ritornati dentro il Pd e un gruppo di transfughi di Sinistra italiana. In Sardegna una scissione ha portato fuori dal partito di Fratoianni militanti e dirigenti che non hanno condiviso la scelta del segretario di entrare, per le politiche del 2022, nell’alleanza di centrosinistra che Letta aveva costruito tenendo fuori i Cinquestelle.

Insomma, da molto prima che, con la vittoria alle primarie di Elly Schlein, il Pd si orientasse verso il Campo largo, in Sardegna Sinistra futura proponeva di allargare lo spettro delle alleanze sino a comprendere il partito di Conte, anche se questo avesse dovuto significare rompere con il centro calendiano.

Storie e percorsi diversi, dunque, che si sono ritrovati nel programma della coalizione che ha vinto le elezioni. Il bottino di consiglieri non è male: quattro per Avs, tre per i Progressisti e due per Sinistra futura. Una forza consistente, ma frantumata dal punto di vista organizzativo. Perché? Se lo si chiede a Massimo Zedda il leader dei progressisti risponde che lui lavora da anni a ricomporre un quadro unitario tra le forze a sinistra del Pd: «Ci abbiamo tentato in tutti i modi. Ma non è semplice.

L’implosione di Sel ha lasciato sul campo tante schegge sparse. Rimetterle insieme è molto complicato. Il dato positivo di queste elezioni regionali è che su una prospettiva programmatica unitaria, quella definita dentro i confini del campo largo, si è attivata una sintonia, a sinistra ma anche dentro il quadro più largo delle forze progressiste, che in termini di consenso ha dato ottimi risultati. Nelle due città principali, Cagliari e Sassari, noi, Avs e Sinistra futura raccogliamo più del 13%: il 13,33% a Cagliari e il 13,58% a Sassari. Per capire che cosa significa bisogna considerare che a Sassari il Pd è al 13,77% e a Cagliari è al 12,06%».

Considerazioni simili le fa Maria Laura Orrù, sindaca di Elmas eletta consigliera regionale nella lista dell’Alleanza Verdi Sinistra: «C’è, a sinistra, una grande potenzialità. Bisogna saperla tradurre in peso politico. In consiglio regionale, dentro l’alleanza che ha portato Todde alla vittoria, credo esista la possibilità, per tutte e tre le formazioni di sinistra, di incidere in maniera efficace sui contenuti dell’azione di governo della nuova presidente, in particolare su alcuni temi che a noi stanno particolarmente a cuore: riconversione verde, tutela dei diritti del lavoro, difesa della sanità pubblica e inclusione sociale».

Per sinistra futura parla Luca Pizzuto, neo consigliere regionale ed ex segretario sardo prima di Sel e poi di Leu-Articolo1: «Noi nasciamo con l’intento di federare dal basso le tante realtà di sinistra attive nei territori. È questa la strada giusta sia per costruire a sinistra una prospettiva unitaria sia per dare rappresentatività effettiva alla nostra azione politica».