Quali sono i luoghi dove possiamo accedere all’esperienza culturale oggi? È una delle domande chiave poste dalla XVI edizione di «Strati della Cultura», incontro nazionale sulle politiche e sulle pratiche culturali promosso dall’Arci, che si è svolta a Imola.

All’appuntamento hanno partecipato 250 operatori culturali Arci di tutta Italia per una tre giorni di conferenze, dibattiti, presentazioni di libri, workshop e concerti. Un’edizione caratterizzata da una trasversalità di sguardi, dalle pratiche femministe alle comunità pedagogiche, dalle sperimentazioni contemporanee ai festival promossi da Arci.

AL CENTRO DELLA RIFLESSIONE il tema dei divari della partecipazione culturale: l’ultimo rapporto Istat parla di «siccità culturale», con 1200 comuni che nel 2021 non hanno avuto alcuna offerta culturale. Eppure le diseguaglianze nell’accesso alla cultura non sembrano al centro delle linee di intervento delle politiche culturali nazionali e locali. Se non piove cultura è necessario creare nuovi «bacini idrici» per irrorare i territori, consolidare le realtà radicate per generare l’esperienza culturale dal basso, alimentare il desiderio di vivere le aree interne, oltre a ricostruire i necessari servizi di base.

Bisogna superare una visione di sviluppo strettamente turistico dei «borghi», e riattivare spazi che facilitino la crescita di processi di residenzialità. I progetti di residenza artistica, presentati dalla rete nazionale Stare e dai circoli coinvolti, hanno dimostrato come le pratiche artistiche possano contribuire a co-produrre con i territori nuove narrazioni che vadano oltre il marketing turistico, per indagare i temi del presente che riguardano in maniera profonda l’abitare e il futuro.

IL RUOLO DEI CIRCOLI e dei centri culturali dopo la pandemia è stato quello di prendersi cura di quartieri complessi, di esercitare prossimità sociale e culturale, ricostruendo programmazioni artistiche dal basso, ridisegnando gli spazi stessi e le proprie attività sulla base della trasformazione dei bisogni e dei desideri delle persone.

È emerso chiaramente con «Essere moltitudine», auto inchiesta promossa da Arci e curata da Chefare, che ha mappato un campione di circa 230 spazi con un’intensa programmazione artistico culturale e una forte ibridazione di spazi e attività.

L’apertura di «Strati della Cultura» è stata incentrata sulla storia del femminismo e sulle pratiche ecologiste e femministe che Arci opera con i suoi circoli, partendo dalla domanda su come gli spazi che abitiamo e i progetti che realizziamo come terzo settore possono essere veramente abilitanti per decostruire i rapporti di potere esistenti.

Le pratiche della cura, della comunicazione sicura e inclusiva sono elementi sempre più presenti nei circoli e consentono di pensare agli spazi come luoghi sicuri, dove stare insieme secondo consuetudini profondamente diverse da quelle dell’industria culturale o del commercio.

La tre giorni si è conclusa con la presentazione del libro/podcast Willy. Una storia di ragazzi di Christian Raimo e Alessandro Coltrè sull’omicidio di Willy Monteiro Duarte.