Gazprom, la società statale russa che è tra le principali fornitrici dei Paesi europei, ridurrà il flusso di gas attraverso il Nord Stream al 20% a causa – di nuovo – di un problema a una turbina.

Secondo fonti russe, le esportazioni di gas verso la Germania scenderanno a circa un quinto della capacità della conduttura a partire dal 27 luglio. Il 22 luglio, il cancelliere tedesco Olaf Scholz aveva dichiarato che le forniture dalla Russia erano ormai diventate inaffidabili, nonostante l’arrivo dal Canada dei ricambi richiesti da Mosca, dato che la capacità del gasdotto è già ridotta al 40%. Molti analisti internazionali ritengono che tali dichiarazioni (e le loro conseguenti applicazioni pratiche) siano essenzialmente una mossa per intimidire l’Unione europea.

Tuttavia, ieri, il portavoce del presidente Putin, Dmitry Peskov, ha precisato che il suo paese «non è interessato» a interrompere completamente le forniture di gas agli stati del Vecchio Continente. Anzi, come spesso accade dal 24 febbraio, il funzionario russo ha ribaltato completamente il piano del discorso dichiarando che «la Russia è un fornitore di gas responsabile e, indipendentemente da ciò che si dice nella Commissione europea, nelle capitali europee, negli Stati Uniti, la Russia era, è e continuerà ad essere il Paese che garantisce largamente la sicurezza energetica dell’Europa». Resta da chiarire come si possa parlare di «sicurezza» quando ogni mossa di Mosca sembra finalizzata a seminare il terrore sui mercati energetici.