Donald Trump, esasperato dall’economia Usa ormai in discesa libera, ha deciso che ormai l’emergenza pandemia è passata ed è arrivato il momento di riaprire. Per farlo ha presentato un piano di riapertura in tre fasi, purtroppo non supportato da nessuna strategia di contenimento del virus, come test diagnostici e immunologici o tracciamento dei positivi, e senza tenere in considerazione i tempi dettati dalle terapie al momento in sperimentazione. Quello che Trump ha detto e ripetuto è che negli Stati dove i casi sono pochi si può gradualmente riaprire.

Tre le fasi: nella prima bisogna contenere gli assembramenti a un massimo di 10 persone mentre le fasce più vulnerabili devono restare a casa; nella seconda gli assembramenti salgono a 50; nella terza si torna a una situazione pre pandemica. Vaccino o non vaccino. Modalità e tempistiche sono affidate ai singoli Stati.

Nella conferenza stampa in cui Trump ha illustrato le tre fasi del programma di riapertura, i giornalisti gli hanno chiesto di commentare la situazione del Michigan dove si sono svolti cortei contro le misure di sicurezza prolungate indette dalla governatrice democratica. Trump ha risposto spostando la domanda su di sé: «Sembrano essere manifestanti a cui io piaccio».

In effetti nelle foto dei cortei si vedono cappellini MAGA e bandiere pro Trump oltre a quelle confederate e altra simbologia suprematista. Alla domanda «Ma le persone che protestano in Michigan non dovrebbero ascoltare le autorità?», Trump ha risposto: «Lo fanno, stanno ascoltando me».

Questo sembra un inizio di crisi istituzionale su un terreno pericolosissimo, sul quale il presidente si sta muovendo senza osservare nessuna cautela. Neanche 24 ore dopo, dal suo account Twitter Trump ha esortato, con tre diversi messaggi in maiuscolo, a «liberare» Virginia, Michigan e Minnesota, tutti Stati a guida progressista. Per la Virginia Trump ha anche esortato a difendere il secondo emendamento che protegge il diritto a possedere armi.

Un messaggio incendiario di questo tipo viene lanciato in una società travolta da una crisi economica senza precedenti ed evidentemente mal gestita. Il programma di prestiti da 349 miliardi di dollari per le piccole imprese, appena varato, ha già esaurito i fondi. Era inteso ad aiutare le piccole imprese a mantenere le buste paga dei lavoratori ma si è rivelato insufficiente.

Milioni di imprese non sono state in grado di richiedere i prestiti mentre il Congresso litigava per raggiungere un accordo e gli economisti avvertivano che la somma non era vicina ai mille miliardi o più di cui le aziende avrebbero bisogno.

Trump di questo non si occupa. A ricordargli i propri doveri ci ha pensato da New York il governatore Andrew Cuomo. Da giorni Cuomo chiede test a tappeto e di tutti i tipi, senza cui non si può affrontare una riapertura in sicurezza. Per questi test gli Stati hanno bisogno dell’aiuto federale che Trump nega.

Durante la conferenza stampa di Cuomo, Trump su Twitter gli ha scritto di «fare di più e lamentarsi di meno», i giornalisti hanno letto il tweet a Cuomo che ha impiegato i 10 minuti successivi per rispondere al presidente: «Forse tu non dovresti stare a casa a guardare la tv, ma a lavorare» ha esordito Cuomo che ha poi ripreso Trump per la sua esigenza di essere continuamente elogiato.

«Ti ho ringraziato, ti ringrazio ancora. Cosa dovrei fare, mandarti un mazzo di fiori? Quello che stai facendo per New York è solo il tuo lavoro. Dici che abbiamo chiesto troppi respiratori? Si, siamo stati tanto pazzi da basarci sulle tue stime. La prossima volta leggiti i tuoi rapporti, prima di criticare».