Gli Stati uniti e l’Iran ricominceranno ad avere contatti per parlare del ritorno all’accordo sul nucleare. Al momento si tratta di colloqui indiretti, ma la prossima settimana, a Vienna, i due Paesi negozieranno tramite intermediari che cercheranno di riportarli entrambi alla conformità con l’accordo nucleare del 2015.

NON CI SARANNO dunque colloqui diretti tra Iran e Stati uniti: così è stato concordato in un incontro virtuale ieri. Ma di certo l’iniziativa rappresenta un piccolo e primo tentativo di uscire dallo stallo. Il ripristino dell’accordo sul nucleare significherebbe un miglioramento importante nelle relazioni tra Iran e Usa. Programmare un ritorno di entrambi i Paesi a un tavolo di discussione è stata un’operazione politica e tecnica complicata, con entrambe le parti che insistevano per non fare la prima mossa.

I colloqui di Vienna, che inizieranno martedì, rappresentano il primo sforzo serio da quando Biden si è insediato alla Casa bianca per un ritorno a quella che, fino all’arrivo di Trump, era una nuova «normalità». Da parte di Biden è presente la volontà di tornare all’intesa storica, negoziata mentre era vicepresidente di Obama e che poneva limiti duri ma temporanei alle attività nucleari iraniane in cambio della revoca delle sanzioni americane e internazionali su Teheran.

I COLLOQUI DI VIENNA, svolti di persona ma attraverso intermediari, cercheranno di concordare una road map su come sincronizzare i passaggi per tornare a quegli impegni, inclusa la revoca delle sanzioni economiche. Gli americani non cercheranno di mantenere alcune sanzioni per effetto leva e, secondo un funzionario statunitense che ha parlato al Washington Post in condizione di anonimato, si può decretare fallita la precedente campagna di «massima pressione» condotta contro Teheran dall’amministrazione Trump.

UNA VOLTA CHE L’IRAN e gli altri partecipanti all’accordo (Cina, Francia, Russia, Regno unito, Usa, Germania e Unione europea in qualità di presidente) elaboreranno una road map generale, Teheran e Washington si incontreranno per finalizzare i dettagli.

L’annuncio è arrivato una settimana dopo uno scossone che ha mostrato come si stia saldando una nuova geopolitica tra i Paesi sanzionati dagli Stati uniti: la firma di un’intesa tra Iran e Cina, un patto di cooperazione economica e strategica che rafforza l’influenza di Pechino in Medio Oriente per i prossimi 25 anni. L’accordo prevede 400 miliardi di dollari di investimenti cinesi in energia e infrastrutture iraniane, mentre Teheran garantirà a Pechino un approvvigionamento stabile e a buon prezzo di petrolio e gas.

Dopo l’annuncio dell’incontro di Vienna, la Ue ha spiegato che i colloqui avranno «il fine di identificare chiaramente la revoca delle sanzioni e le misure di attuazione nucleare». Tutte le parti, comprese Russia e Cina, «hanno sottolineato il loro impegno a preservare il Jcpo», il piano d’azione globale congiunto, noto come accordo nucleare iraniano

ATTRAVERSO IL LAVORO dei partecipanti europei, sia l’Iran che gli Usa hanno cercato di trovare una via per tornare all’accordo senza causare problemi politici interni. Nel caso iraniano il problema sono le elezioni presidenziali di giugno: il governo vuole chiaramente mostrare dei progressi verso la revoca delle sanzioni punitive prima di quella data.

Dal lato americano, Biden deve stare attento a non dare ai repubblicani al Senato, che si erano espressi a favore del pugno di ferro di Trump, la sensazione di star cedendo alle richieste iraniane indebolendo il potere statunitense.