Le relazioni tra Spagna e Argentina sono a un passo dalla rottura. Dopo aver chiamato a consulto la propria ambasciatrice a Buenos Aires, María Jesús Alonso Jiménez, il ministro degli esteri spagnolo Jose Manuel Albares ha annunciato ieri che la diplomatica non farà ritorno nel paese sudamericano. L’escalation nei rapporti fra i due paesi, legati da stretti vincoli economici, culturali e linguistici, è iniziata con il viaggio in Spagna lo scorso fine settimana del capo di stato argentino, il leader dell’estrema destra anarcoliberale Javier Milei. Un viaggio in cui si è rifiutato di incontrare le autorità spagnole.

SI È VISTO INVECE con imprenditori, fra cui il leader della Confindustria spagnola, facendosi ritrarre in una emblematica foto di 17 uomini senza neppure una donna. Ma soprattutto si è recato all’incontro internazionale dell’estrema destra europea organizzato da Vox, a cui hanno partecipato altri leader come Giorgia Meloni (anche se solo in video), la francese Marine Le Pen, l’ungherese Viktor Orbán o il portoghese André Ventura. È stato qui che Milei, con il suo noto stile istrionico, ha deciso di attaccare direttamente il leader del paese in cui si trovava, dicendo senza menzionarlo che era «attaccato al potere» e che sua moglie era «corrotta». Il riferimento è all’accusa che la destra porta avanti da settimane, senza prove, verso la compagna di Sánchez, Begoña Gómez.

IN SEGUITO A QUESTE PAROLE, stigmatizzate dall’esecutivo spagnolo, l’ambasciatrice spagnola era stata chiamata a Madrid, mentre il ministro degli esteri esigeva le scuse del presidente argentino.

Che non sono arrivate. «Non ho nessuna intenzione di chiederle, l’offeso sono io», aveva detto Milei, accusando il governo spagnolo di averlo insultato e Sánchez di nascondersi «sotto le gonne» perché è così «codardo da aver mandato a picchiarmi delle donne», riferendosi alle critiche della ministra del lavoro di Sumar Yolanda Díaz (che aveva accusato gli imprenditori che si erano riuniti con lui) e di quella della scienza Diana Morante (che lo accusava di essere un negazionista). Qualche giorno fa il ministro dei trasporti, Oscar Puente, si era invece lasciato andare a un commento inappropriato dove lasciava intendere che Milei consumasse «sostanze».

Se la ministra degli esteri argentina Diana Mondino cercava di gettare acqua sul fuoco, qualificando le parole del suo capo come un mero «commento» senza riferimenti a nessuno che «non dovrebbe influenzare le relazioni per i prossimi 20 o 30 anni», Milei alzava la posta. «La Spagna sta coprendosi di ridicolo internazionalmente per colpa di un delirante che si crede il proprietario dello stato», ha detto lunedì in una intervista al ritorno a Buenos Aires, suggerendo anche a Sánchez di cercarsi «un buon avvocato» per la moglie e uno psicologo per curare il suo «complesso di inferiorità» e, in chiave interna, accusandolo di farsi consigliare dall’ex presidente argentino Alberto Fernández e dal kircherismo.

Per giustificare la mossa diplomaticamente dura, il ministro Albares sentenziava che «non esistono precedenti di un capo di stato che si rechi alla capitale di un altro paese per insultarne le istituzioni e per interferire flagrantemente in questioni interne». E aggiungeva che la Spagna aveva offerto «in buona fede tutta l’ospitalità e la dignità che merita la figura della presidenza della repubblica argentina» in occasione della sua visita.
Fedele all’idea che quello con la Spagna non è un conflitto diplomatico, il governo argentino però mantiene per ora il suo ambasciatore Roberto Bosch a Madrid.

DOPO LE PROTESTE del mondo economico che aveva criticato le parole dell’argentino, il Pp è passato dall’attaccare Sánchez difendendo Milei a un discorso più moderato di presunta equidistanza, intimorito dal lasciare aperto il suo fianco destro a Vox. Ma l’incontinenza verbale di Milei è l’arma perfetta per il leader socialista a due settimane delle elezioni europee: mostrare il pericolo dell’estrema destra fu esattamente la carta che gli fece vincere le elezioni un anno fa.

Intanto la segretaria di Podemos Ione Belarra criticava i socialisti: «Per il Psoe gli insulti e le dichiarazioni di Milei – che sono una provocazione – sono più gravi che assassinare migliaia di bambini e bambine e farli morire di fame. Per questo rompiamo relazioni diplomatiche con l’Argentina ma con Israele no. Che schifo».