Torturavano i detenuti perché si sentivano «abbandonati a loro stessi», «senza controlli gerarchici, senza aiuto da parte della struttura, incapaci di gestire le situazioni». Questa è la spiegazione che hanno dato cinque dei sei agenti (uno si è avvalso della facoltà di non rispondere) interrogati ieri dal gip di Milano Stefania Donadeo, dopo l’operazione che ha portato alla scoperta del «sistema Beccaria», un grande insieme di violenze e vessazioni portate avanti per molto tempo dai poliziotti penitenziari ai danni dei reclusi del carcere minorile milanese. In tredici sono stati arrestati, altri otto invece sono stati sospesi dal servizio. Pesantissimi i reati contestati: maltrattamenti a danno di minori, anche mediante omissione, aggravati dalla minorata difesa e dall’abuso di potere; concorso nel reato di tortura; concorso nel reato di lesioni in danno di minori, aggravate dai motivi abietti e futili e concorso nel reato di falso ideologico. È la prima volta che una cosa del genere accade in un istituto penale per minorenni.

GLI ATTI DELL’INDAGINE sono una lunga sequenza di immagini, intercettazioni e testimonianze delle vittime: impossibile negare le violenze. E gli avvocati degli agenti non ci hanno nemmeno provato. Gli interrogati di ieri hanno tutti un’età compresa tra i 25 e i 35 anni, «senza adeguata formazione», «senza esperienza», spesso soli a dover gestire situazioni complicate: in alcuni casi, hanno raccontato al gip, gli agenti avrebbero salvato la vita a detenuti che tentavano il suicidio. In altri, però, avrebbero reagito con violenza. Ma sempre perché non sapevano cosa fare. Appare evidente, dunque, il tentativo delle difese di chiamare direttamente in causa i vertici (anche passati) della struttura. E in effetti l’aggiunto Letizia Mannella e i pm Rosaria Stagnaro Cecilia Vessena è proprio in quella direzione che puntano adesso: l’inchiesta non è finita, si continuano a raccogliere testimonianze e prove per cercare di capire quanto in alto si potrà arrivare, anche perché sin qui a finire sotto la lente sono fatti avvenuti soltanto dal 2022 in poi. Di certo, in ogni caso, c’è un elemento importante da considerare: nel dicembre del 2023 alla direzione del Beccaria si è insediato Claudio Ferrari, che avrebbe poi offerto ampia collaborazione agli inquirenti. Un dettaglio che emerge anche dalle intercettazioni sugli agenti: «Io non so il direttore perché si è svegliato in questo modo. Dice che sta prendendo provvedimenti seri, si sta scaricando le telecamere e tutto», ha detto lo scorso 9 marzo uno degli arrestati. Altri interrogatori di garanzia sono previsti per le giornate di venerdì e di sabato, mentre da lunedì la gip Donadeo comincerà ad ascoltare gli otto sospesi dal servizio.
Per quello che poi riguarda il fronte politico, le opposizioni appaiono unite nel chiedere al ministro della Giustizia Carlo Nordio di andare in parlamento a riferire.

«IL MINISTRO ha il dovere di dire una parola chiara circa il fatto che il reato di tortura non verrà toccato – ha detto il deputato di Avs Denis Dori -. L’esistenza del reato, infatti, consente di far emergere fatti terribili come quelli che stanno occupando le cronache in questi giorni e che vedono vittime ragazzini segnati per sempre nelle loro vite». Di «fatti eversivi» parla invece Riccardo Magi di + Europa, che poi sottolinea come il governo non abbia mai dato risposte sul macroscopico problema carcerario italiano, «perché riguarda non solo l’istituto Beccaria come in questo caso ma tutto il sistema penitenziario italiano dato che non si fa ciò che la Costituzione prevede si faccia in un istituto penitenziario, cioè il reinserimento sociale, lavorativo e la formazione, che è oggettivamente impossibile fare a causa del sovraffollamento, della mancanza di operatori, di mancanza di servizio sanitario».

IERI, INFINE, al Beccaria si è fatto vedere il capo del dipartimento della giustizia minorile Antonio Sangermano insieme al direttore generale del personale per l’attuazione del procedimento del giudice minorile Alessandro Buccino. Una visita che sottolinea come il caso Beccaria non sia affatto finito con gli arresti di lunedì.