Una valigia di plastica azzurra, seppellita in fondo al mare, da cui esce, ostinata e malinconica, una lunga ciocca di capelli bruni. Il cadavere che dà il via alla seconda stagione di Top of the Lake, la serie televisiva ideata a codiretta, nel 2013, da Jane Campion è quello di una ragazza asiatica, così sfigurata che è impossibile identificarla. Presentata come un programma speciale fuori concorso, l’anticipazione dei due primi episodi della serie, ha, come la stagione precedente, il suo incipit nel mistero che avvolge la scomparsa di un donna (come la Laura Palmer di Twin Peaks, un altro ritorno a Cannes 2017, e la Rosie Larson di The Killing…).

Incaricata delle indagini è di nuovo la detective Robin Griffin (Elizabeth Moss), che avevamo lasciato in Nuova Zelanda in procinto di sposarsi, ma che riappare invece al suo vecchio dipartimento di polizia, sola e sempre insonne, pronta a essere risucchiata in un caso che, come l’altra volta, la consumerà anche a livello personale (un destino analogo a quello delle colleghe Lisbeth Salander, e a Sarah Linden di The Killing).

Mentre gran parte del fascino delle prima stagione stava nel paesaggio magnifico e brutalissimo della Nuova Zelanda, dove Campion non girava dai tempi di Lezioni di piano, Top of the Lake 2 – China Girl, è ambientata a Sydney e prevede una tappa a Hong Kong. Dopo Holly Hunter, capa di una comunità di donne abusate, Campion ricorre a un’altra sua attrice del passato, Nicole Kidman, qui con lentiggini e capelli grigi nel ruolo algido di una donna di nome Julia. Un bordello di donne asiatiche e infantili, un gruppetto di studenti addicted al porno, una figlia abbandonata subito dopo la nascita che ama un uomo troppo vecchio per lei, un feto scoperto in un cadavere…il nuovo puzzle di Griffin – affiancata da una collega poliziotta altissima – si annuncia intricato e nuovamente pieno di demoni. D’altra parte, è stata scritta per quello!