I labirinti del racconto nel cinema argentino passavano un tempo attraverso la letteratura, in atmosfere metafisiche come anche in Rosaura a la diez dell’autorevole Mario Soffici (nato a Firenze nel 1900), dal romanzo di Marco Denevi, in concorso a Cannes 1958 e ora in programma, restaurato nella sezione Cannes Classiques, un misterioso poliziesco dall’apparenza realistica immerso in una di quelle atmosfere tipiche del regista che ridisegnavano la fisionomia di Buenos Aires, dopo essere stato il primo ad affrontare tematiche sociali e delineare modelli di identità nazionale in Prisioneros de la tierra (1939).

Il 1958 fu anche l’anno dell’elezione a presidente di Arturo Frondizi, dirigente della sinistra riformista e l’inizio di un periodo di produzioni indipendenti, con una «nuova onda» di cineasti cresciuti nei cineclub, sostenuta dall’Istituto nazionale di Cinematografia, in contrapposizione a una massiccia avanzata del capitale americano nelle compagnie televisive.

Ora rischia di essere cancellato il nuovo cinema argentino con tutta la sua quantità di premi ricevuti in tutti i festival, una nuova onda iniziata negli anni Ottanta, da Pizza birra y faso di Stagnaro e Caetano (1998) e poi a seguire con almeno tre nuove generazioni, (senza dimenticare Marco Bechis) con Pablo Trapero, Daniel Burman, Lucrecia Martel, Lisandro Alonso, Matias Piñeiro, Santiago Mitre e tutti gli altri.

Quelle ombre che hanno attraversato un tempo i film argentini, tornano a incombere su alcuni degli ultimi film come Trenque Lauken di Laura Citarella o Los Delinquentes di Rodrigo Moreno, così come anche si vedrà in Algo viejo, algo nuevo, algo prestado di Hernán Rosselli alla Qinzaine, come a segnare dei confini e un futuro oscuro, poco individuabile, un segno premonitorio di quanto sarebbe avvenuto nella politica del paese e nel cinema, con la cancellazione della legge sul cinema e la chiusura dell’Incaa minacciata da Milei. Hernán Rosselli si è espresso in merito avvertendo la progressiva precarizzazione del settore con il pericolo di una sfrenata concorrenza. Numerosi sono state le prese di posizione dei cineasti ed è da segnalare la decisa posizione presa da Santiago Mitre (il regista di Argentina 1985) con un discorso di fronte ai parlamentari in difesa della legge del cinema contro la legge Omnibus di Milei che porta alla distruzione anche di altri ambiti artistici , teatro, arti, editoria indipendente, sottolineando l’importanza internazionale assunta dal cinema argentino, dalle numerose nomination agli Oscar alle vendite dei film in tutto il mondo.