È un giovane di Yabad (Jenin), Diaa Hamarsheh, 27 anni, l’attentatore che ieri sera ha sparato contro passanti e automobilisti a Bnei Brak, un sobborgo di Tel Aviv abitato da religiosi ortodossi, uccidendo cinque israeliani.

Si tratta del terzo attacco armato in Israele nell’ultima settimana per un totale di 11 morti oltre agli attentatori.

Il primo era avvenuto a Beersheva (quattro morti accoltellati), il secondo domenica a Hedera (uccisi due poliziotti). In entrambi i casi gli attentatori erano arabo-israeliani – palestinesi con cittadinanza israeliana – e gli attacchi sono poi stati rivendicati dall’Isis che fino a una settimana fa non aveva mai colpito in Israele. Non era stata ancora accertata ieri sera l’appartenenza all’Isis o a un’altra organizzazione di Hamarsheh, ucciso dalla polizia dopo un inseguimento.

Da Gaza i movimenti islamisti Hamas e Jihad hanno applaudito all’accaduto affermando che «la resistenza è in una nuova fase, un’unica campagna che coinvolge tutti i palestinesi: a Gaza, in Cisgiordania, a Gerusalemme e nelle terre del 1948» (Israele).

Ieri sera i primi colpi d’arma da fuoco sono stati sparati a dall’attentatore – che si è appreso lavorava, pare senza permesso, in un cantiere a Bnei Brak – attorno alle 20 ora locale (le 19 in Italia) in Via HaShnaim. Una persona è stata trovata uccisa in un’automobile e altre due sul vicino marciapiede. Un’altra persona è stata ritrovata morta su una traversa della prima strada, in Via Hertzl. La quinta vittima è spirata dopo il trasporto in ospedale.

Nei video che circolavano ieri sui social, si vede Hamarsheh armato di mitra M 16 che spara a chiunque si trovi nei paraggi. In altre immagini il palestinese è a terra, circondato da poliziotti, dopo essere stato colpito a morte.

Appena qualche ora prima, i servizi di sicurezza avevano arrestato una dozzina di arabo israeliani, in particolare nella città di Umm el Fahem divenuta negli ultimi anni una roccaforte del salafismo e da dove provenivano i due attentatori di Hedera.

I media locali ipotizzavano negli ultimi giorni l’inizio di una campagna di attacchi da parte di cellule dell’Isis rimaste dormienti per lungo tempo in territorio israeliano.

L’attacco di ieri apre nuovi scenari perché coinvolge la Cisgiordania.

Il premier israeliano Bennett – risultato due giorni fa positivo al Covid – ieri in tarda serata ha convocato una riunione urgente degli apparati di sicurezza e i ministri più importanti per fare il punto della situazione. Aprendo l’incontro ha ammonito che Israele userà il pugno di ferro per fermare l’ondata di attentati.

La strage nelle strade di Bnei Brak è stata condannata da più parti dal Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres all’Amministrazione americana fino al presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen che non aveva commentato gli attacchi di Beersheva e Hedera. Il ministro della difesa israeliano, Benny Gantz, che ha disposto l’invio di rinforzi dell’esercito in Cisgiordania, ha minacciato di revocare le misure che aveva varato nelle settimane passate come la concessione ai palestinesi dei Territori occupati di un numero maggiore di permessi di lavoro in Israele.